Carpi: tra eroi quindicenni e presepini dialettali


Carpi: tra eroi quindicenni e presepini dialettali

Ieri Carpi ha mostrato ancora una volta quell'affascinante capacità tutta italiana di contenere in ventiquattro ore l'intero spettro dell'esistenza umana: dall'eroismo domestico alla malinconia calcistica, dalla solidarietà in vernacolo alla sacralità del presepe. Un piccolo mondo antico che resiste alla modernità con la testardaggine di chi sa che le cose importanti non cambiano mai.

Iniziamo dal coraggio. Mentre gli adulti discettano di sicurezza urbana e videosorveglianza, a risolvere la questione criminalità ci pensa una quindicenne con una semplice domanda: "Mamma, papà, siete voi?". Tre parole che hanno fatto più della migliore task force antirapina. I malviventi, evidentemente poco avvezzi al dialogo familiare, sono fuggiti come lepri davanti a quella voce che chiedeva semplicemente se i genitori fossero tornati. C'è qualcosa di profondamente simbolico in questo episodio: la casa, luogo dell'affetto e della protezione, difesa non dalla tecnologia ma dalla presenza umana, dal coraggio di chi non si nasconde ma si fa sentire.

E mentre la cronaca nera viene risolta da una ragazzina, la cronaca sportiva ci ricorda che il calcio rimane l'arte più crudele. Il Carpi che dominava contro la Vis Pesaro si è fatto raggiungere all'82' da un ex, come da copione che Pirandello avrebbe definito "così è se vi pare". Gerbi che torna, segna e illude; Giovannini che da ex di turno serve l'assist del pareggio. Il calcio come metafora dell'esistenza: quando tutto sembra andare per il verso giusto, arriva sempre qualcuno a ricordarti che la vita è una partita che finisce sempre troppo presto o troppo tardi, mai quando vorresti tu.

Ma Carpi sa anche consolarsi con quella solidarietà genuina che profuma di casa nostra. Sotto il Portico del Grano, Mostardino e i Lions organizzano la Tombola di Carpsàan, un'iniziativa che unisce dialetto e beneficenza con la naturalezza di chi sa che le tradizioni servono anche a questo: a creare ponti tra generazioni e comunità. Claudio Varetto, Fabrizio Michelini, Mauro D'Orazi: nomi che suonano come un elenco telefonico e invece sono gli artigiani della memoria collettiva, coloro che traducono i numeri della tombola perché anche la fortuna parli carpigiano.

E poi c'è la dimensione del sacro che resiste al tempo e alle mode. Il presepe di Romano Cornia sul sagrato della Cattedrale, benedetto da monsignor Manicardi - figlio di Fossoli che ha fatto carriera fino al Vaticano - ci ricorda che certe tradizioni attraversano i secoli proprio perché sanno parlare a quella parte di noi che rimane bambina. Statue a grandezza naturale che raccontano la storia più antica del mondo, mentre GARC di Claudio Saraceni dimostra che l'imprenditoria locale sa ancora cosa significhi restituire qualcosa alla propria comunità.

C'è una bellezza particolare in questo Carpi che sa tenere insieme il quotidiano e l'straordinario, il sacro e il profano, la paura e la speranza. Una città che si fa raccontare da una quindicenne coraggiosa come da un presepe artistico, che trova nei suoi dialetti la forza per aiutare chi ha bisogno e che continua a soffrire per le sorti della sua squadra del cuore con la passione di sempre.

Forse è questo il segreto delle città di provincia: saper riconoscere l'importanza delle piccole cose, celebrare gli eroi della porta accanto e mantenere viva quella dimensione umana che i grandi centri hanno perduto per strada. Ieri Carpi ci ha ricordato che la vera ricchezza di una comunità sta nella sua capacità di prendersi cura di sé stessa, con la semplicità di chi sa che le cose più importanti non hanno bisogno di grandi proclami, ma solo di persone che ci credono davvero.



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