Carpi tra pellicole e pedalate: quando la provincia diventa cosmopolita


Carpi tra pellicole e pedalate: quando la provincia diventa cosmopolita

Ieri Carpi ha vissuto una di quelle giornate che, se le raccontassi a un milanese, probabilmente storcerebbe il naso con quel sorrisetto di chi pensa che oltre la tangenziale esista solo il nulla cosmico. E invece, cari lettori, la nostra città ha dimostrato ancora una volta che la vera cultura nasce dove meno te l'aspetti, tra le fabbriche e i tortellini, tra il Lambrusco e i sogni di celluloide.

Il trionfo del Carpi Film Fest con le sue settemila presenze è la prova che quando una comunità decide di credere in qualcosa, i miracoli accadono davvero. Piazzale Re Astolfo trasformato in una piccola Cannes padana - definizione che dovremmo brevettare - ha ospitato una kermesse che ha fatto tremare le gambe agli organizzatori e gonfiare il petto agli spettatori. Perché, diciamolo chiaramente, organizzare un festival del cinema dove le fabbriche sono più famose dei registi non è esattamente come farlo al Lido di Venezia.

Ma forse è proprio questo il nostro segreto: qui sappiamo che dietro ogni film, come dietro ogni bullone, c'è lavoro, tecnica, passione. L'assessore Albarani lo ha spiegato perfettamente: un territorio manifatturiero come il nostro capisce l'industria cinematografica perché capisce l'industria, punto. Non c'è bisogno di troppa filosofia quando hai le mani sporche di grasso o di creatività.

E mentre il cinema conquistava il cuore della città, poco distante a Campogalliano si celebrava un altro tipo di spettacolo: quello della terra che nutre. La prima edizione della Festa in Campo ha dimostrato che quando l'agricoltura scende in piazza, il pubblico risponde presente. Bambini saggi che fanno amicizia con alpaca, adulti che riscoperto il sapore dell'aceto balsamico vero - non quella brodaglia che vendono al supermercato - e la petizione "Stop al cibo falso" che suona come un grido di battaglia contro l'omologazione del gusto.

Ma la chicca della giornata sono stati loro: quattro olandesi in bicicletta che hanno scelto Carpi come tappa del loro viaggio verso Roma. Con le loro magliette "Le cose belle sono lente" - motto che dovremmo adottare come filosofia di vita municipale - hanno trasformato la nostra piazza Garibaldi in una stazione del Grand Tour moderno. Rotterdam che incontra Carpi, pedalata dopo pedalata, in un abbraccio europeo che profuma di tortellini e sa di futuro.

Ecco cosa è emerso ieri: Carpi non è più solo una laboriosa città di provincia, ma un crocevia di storie che si intrecciano, di culture che si contaminano, di sogni che prendono forma. Dal cinema all'agricoltura, dalle biciclette olandesi, la nostra città ha dimostrato di saper essere contemporaneamente locale e cosmopolita, radicata e aperta al mondo.

In fondo, forse è proprio questa la nostra vera forza: saper accogliere i festival del cinema e gli alpaca con la stessa curiosità, trasformare ogni angolo in un palcoscenico possibile, far sentire a casa quattro ciclisti di Rotterdam come se fossero nati sotto le nostre torri. Carpi, insomma, continua a stupire chi la sottovaluta e a confermare le aspettative di chi la ama.