La fine di una tradizione lunga 67 anni
Il cuore dolce di
Carpi ha smesso di battere. La
Pasticceria San Francesco, che dal 1958 aveva trasformato via San Francesco in un angolo di paradiso per golosi, ha chiuso definitivamente le sue porte alla vigilia del nuovo anno. Non è solo la fine di un'attività commerciale: è la conclusione di una storia d'amore tra una famiglia e la sua città, scritta con farina, zucchero e quella passione che solo i veri artigiani sanno mettere nel loro mestiere.
Paola, Francesco e Matteo Piccagliani hanno preso la decisione più difficile della loro vita, ma l'hanno fatto con la dignità di chi sa di aver dato tutto. "Dopo 67 anni trascorsi tra il profumo del forno, le dolcezze, i sorrisi, le incazzature e i ricordi condivisi, è arrivato il momento di chiudere", hanno scritto in una lettera che ha commosso tutta Carpi. Parole semplici e sincere, come erano semplici e sinceri i loro dolci.
L'eredità di Gian Pietro, l'artista del cioccolato
Impossibile parlare della Pasticceria San Francesco senza ricordare
Gian Pietro Piccagliani, l'anima di questa attività, mancato improvvisamente nel luglio 2022 durante una vacanza in Croazia. Era più di un pasticcere: era un vero artista del cioccolato. Nel suo laboratorio di via Trento Trieste, accanto alla pasticceria,
Gian Pietro trasformava il cacao in opere d'arte, creando oggetti così realistici da sembrare veri, in una sorta di galleria tra gli attrezzi del mestiere. La sua maestria nella lavorazione del cioccolato era riconosciuta ben oltre i confini cittadini. Non a caso, la
Pasticceria San Francesco era stata inserita nella prestigiosa "Guida Pasticceri & Pasticcerie" del
Gambero Rosso con un punteggio di 79 punti, riconoscimento che la collocava tra le eccellenze del territorio modenese.
I pacchetti oro che raccontavano Carpi
"
Pietro diceva sempre che era un piacere immenso vedere quei pacchetti scorrazzare sotto i portici della nostra città", ricorda la famiglia. Quei pacchetti oro legati con il fiocchetto verde brillante sono diventati parte del paesaggio urbano di Carpi, piccoli messaggeri di dolcezza che accompagnavano compleanni, anniversari, riconciliazioni e tutti quei momenti che rendono speciale la vita di una comunità. Dal 1958, tre generazioni di carpigiani sono cresciute con le torte della San Francesco. Chi non ricorda la corsa domenicale per accaparrarsi le ultime paste rimaste? O l'emozione di scegliere la torta per il compleanno, sapendo che sarebbe stata perfetta?
La lettera d'addio che commuove una città
La chiusura arriva dopo anni difficili, come ammette con onestà la famiglia: "Gli ultimi anni sono stati complicati e molto impegnativi". Ma non c'è amarezza nelle loro parole, solo gratitudine. "Chiudiamo con la serenità di chi ha dato tutto", scrivono, ringraziando non solo i clienti ma anche tutto lo staff che ha lavorato con loro. Un grazie particolare va "a chi ha lavorato con dedizione e lealtà, diventando colonna portante della nostra famiglia", ma anche, con grande classe, "a chi ha reso il cammino più complesso: ogni sfida e ogni confronto, nel bene e nel male, ci hanno aiutato a crescere e a dare il massimo fino all'ultimo giorno".
Carpi perde un pezzo della sua identità
Ora sulla porta della pasticceria campeggia un cartello con una sola parola: "Chiuso". Ma come si fa a chiudere la porta ai ricordi? Come si fa a dimenticare il profumo che usciva dal laboratorio nelle prime ore del mattino, quando
Carpi si svegliava e la San Francesco era già al lavoro per preparare la giornata dei suoi cittadini? La città perde davvero un pezzo della sua storia. Negli anni del boom economico, quando Carpi si trasformava da paese agricolo a polo industriale, la Pasticceria San Francesco rappresentava la continuità con le tradizioni, il sapore autentico che non cambia mai. Era un punto fermo in un mondo che correva veloce, un luogo dove il tempo sembrava scorrere più dolcemente. Forse è proprio questo il lascito più grande della famiglia
Piccagliani: aver dimostrato che si può crescere e innovare rimanendo fedeli alle proprie radici, che la qualità non è negoziabile e che un'attività commerciale può diventare parte dell'anima di una città quando è fatta con amore e rispetto per chi la vive.