L'
ISTAT ha messo i nostri quartieri sotto la lente d'ingrandimento, e quello che emerge dall'
Indice di Disagio Socio-Economico (IDISE) del 2021 non è una sorpresa per chi conosce davvero la città. Ma i numeri, freddi e implacabili, ci costringono a guardare in faccia una realtà che spesso preferiamo ignorare.
I quartieri dimenticati che non fanno più notizia
Nel
quartiere dei Navigatori - quelle vie dal sapore di avventura come
Gioia,
Vespucci e
Usodimare - e nelle
vie spagnole a nord di
via Lenin (
Guadalajara,
Brunete), si registra il picco più alto di disagio occupazionale della città:
73,8% di basso tasso di occupazione tra i 24 e i 65 anni. Tradotto dal burocratese: tre persone su quattro in età lavorativa faticano a trovare un impiego stabile in questi angoli di Carpi che portano nomi di conquistadores e esploratori, ma dove oggi si esplora soprattutto la difficoltà di arrivare a fine mese.
La matematica del disagio
L'
IDISE non è un numero buttato lì a caso. L'
ISTAT ha costruito questo indice combinando
9 indicatori diversi, creando una radiografia sociale precisa e spietata. La metodologia, applicata a 25 comuni italiani tra cui
Carpi, utilizza dati della popolazione residente al 31 dicembre 2021, escludendo le convivenze per concentrarsi sulle famiglie ordinarie. Questo approccio scientifico trasforma in cifre quello che molti carpigiani vivono ogni giorno: la fatica di trovare lavoro, di pagare l'affitto, di garantire un futuro ai propri figli.
Tre aree urbane che chiedono attenzione
La ricerca ha individuato
tre aree urbane a Carpi con disagio "significativo" e superiore alla media comunale. Non si tratta di ghetti o periferie abbandonate, ma di zone residenziali che convivono quotidianamente con difficoltà economiche strutturali. Il dato del
73,8% nel tasso di disoccupazione non è solo una percentuale: rappresenta centinaia di famiglie che ogni mattina si svegliano con l'incertezza del domani, in quartieri che meriterebbero ben altre statistiche.
Il pragmatismo dei fatti
Questi dati, riferiti al 2021, fotografano una situazione che difficilmente sarà migliorata nei due anni successivi, considerando l'andamento dell'economia locale e nazionale. La sfida per l'amministrazione comunale è trasformare questi numeri in politiche concrete di prossimità. L'
IDISE non è un certificato di fallimento, ma uno strumento prezioso per chi governa la città. Ignorare questi dati significherebbe voltare le spalle a una parte consistente della comunità carpigiana che ha diritto a maggiori opportunità e sostegno. Perché dietro ogni percentuale c'è sempre una storia umana che merita di essere ascoltata.