Domenica 26 ottobre: Meditazioni carpigiane tra ictus e pace universale
Se Nietzsche avesse dovuto scegliere come trascorrere una domenica a Carpi, probabilmente si sarebbe trovato in seria difficoltà. Non tanto per l'embarras du choix - che pure abbonda in questa giornata autunnale - quanto per la singolare commistione di eventi che spaziano dalla neurologia alla geopolitica, passando per quella forma di masochismo collettivo che risponde al nome di podismo domenicale.
La nostra città, che Calvino avrebbe forse inserito tra le sue Città invisibili sotto la voce "Città che si prendono cura", offre oggi un ventaglio di possibilità che testimoniano la complessità dell'animo umano contemporaneo: da un lato il bisogno ancestrale di comprendere i meccanismi più intimi del nostro corpo, dall'altro l'aspirazione, altrettanto primordiale, a fraternizzare con il prossimo in nome di ideali superiori.
L'arte medica come fenomenologia dell'urgenza
All'Auditorium della Biblioteca Loria, alle 10 del mattino, si terrà un incontro che potremmo definire una sorta di ars moriendi rovesciata: imparare a riconoscere l'ictus cerebrale per trasformarsi in sentinelle della vita altrui. È curioso come la modernità ci abbia resi tutti potenziali diagnostici dell'emergenza, in una democratizzazione del sapere medico che avrebbe fatto inorridire Ippocrate ma che, dobbiamo ammetterlo, possiede una sua innegabile utilità pratica.
La fratellanza universale come esercizio di stile
Nel pomeriggio, Carpi si trasformerà in una sorta di civitas Dei agostiniana, dove la camminata per la pace diventerà metafora ambulante di quell'utopia che l'umanità insegue da quando ha smesso di limitarsi a procacciarsi il cibo quotidiano. La festa multiculturale che concluderà l'evento rappresenta forse l'ultimo baluardo di quell'internazionalismo che un tempo si chiamava cosmopolitismo e che oggi, più prosaicamente, chiamiamo integrazione.
Quando l'aceto balsamico incontra l'atletica
A Spilamberto, intanto, si inaugura quella che potremmo definire una nuova forma di sincretismo emiliano: la "10mila dell'aceto balsamico", dove la tradizione gastronomica locale si sposa con l'imperativo categorico del mens sana in corpore sano. È singolare come il nostro territorio riesca sempre a trovare il modo di coniugare l'eccellenza enogastronomica con le più disparate attività umane, creando eventi che sono al contempo celebrazione del genius loci e tributo alla contemporaneità più sfrenata.
Questa domenica carpigiana si configura dunque come un perfetto esempio di quella che potremmo chiamare "cultura del territorio post-moderna": un luogo dove la cura del corpo (attraverso la prevenzione medica e lo sport) si intreccia con la cura dell'anima (attraverso la ricerca della pace e della fratellanza), il tutto condito da quel particolare umorismo involontario che caratterizza ogni tentativo di rendere edificante il tempo libero domenicale.