Lunedì 27 ottobre, e già il calendario ci ricorda che siamo in quella fase dell'anno in cui le foglie cadono con la stessa inesorabilità con cui cadono le certezze geopolitiche. È curioso come il nostro piccolo universo padano, sospeso tra la nebbia che sale e le questioni che scendono dal grande mondo, si trovi spesso a fare i conti con eventi che sembrano arrivare da galassie lontanissime eppure ci riguardano più di quanto vorremmo ammettere.
Mentre fuori dalle nostre finestre si consuma il quotidiano rito del traffico mattutino - quella liturgia urbana che trasforma ogni semaforo in un altare della pazienza - la cronaca internazionale bussa alle porte della nostra provincia con la delicatezza di un rinoceronte in una cristalleria. E noi, cittadini di questa terra di mezzo che non è più campagna ma non è ancora metropoli, ci troviamo a dover decifrare messaggi che arrivano da mari che molti di noi hanno visto solo in cartolina.
Quando il Mediterraneo approda in terra di Lambrusco
L'europarlamentare Annalisa Corrado porta a Modena - e quindi nel nostro raggio d'azione culturale, dato che ormai Modena è diventata la nostra Atene di riferimento - il racconto di un viaggio che ha dell'odisseico, ma in versione contemporanea e decisamente più complicata dell'originale omerico. La Flottiglia per Gaza, questa moderna nave degli Argonauti che invece del Vello d'Oro cercava di portare un messaggio di pace, diventa pretesto per una riflessione che va ben oltre la cronaca spicciola.
È interessante notare come certi eventi, nati in acque lontane e tempestose, finiscano per approdare nelle nostre sale conferenze con la naturalezza di chi entra al bar a prendere il caffè. Corrado racconta di blocchi navali e di diplomazie parallele, mentre noi siamo qui a cercare di capire se tutto questo abbia senso in un territorio dove il conflitto più acceso è solitamente quello tra chi vuole l'aperitivo alle sei e chi lo preferisce alle sette.
Eppure c'è qualcosa di profondamente giusto in questo accostamento apparentemente stridente. La pace, come il buon vino, ha bisogno di essere raccontata, degustata, compresa attraverso le parole di chi l'ha cercata navigando in mari difficili. E se il viaggio della pace deve fare tappa dalle nostre parti, ben venga: forse scopriremo che anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo qualcosa da dire su come si costruiscono ponti invece di muri.
Così, in questo lunedì che sa già di autunno avanzato, mentre le prime castagne fanno capolino sui banchi del mercato e le prime sciarpe escono dagli armadi, ci ritroviamo a dover pensare a questioni che vanno ben oltre il perimetro delle nostre preoccupazioni quotidiane. È il bello e il terribile della cultura: ti costringe sempre a guardare oltre la siepe, anche quando preferiresti limitarti a potarla.