Le strade di Carpi sanno raccontare storie. E quella che si snoda tra via Trento e Trieste, dove si erge l'antico monastero delle Cappuccine, potrebbe presto scrivere un capitolo nuovo. Una storia che ha dell'incredibile: da una città di centomila anime è partita una pressione tanto determinata da far breccia nelle stanze che contano, fino al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il tutto nasce da un accordo firmato il primo ottobre tra la CEI e il Gruppo CDP (Cassa Depositi e Prestiti), un protocollo che sulla carta sembra scritto apposta per i grandi centri universitari: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino. L'obiettivo? Mille nuovi posti letto per studenti fuori sede, realizzati trasformando il patrimonio immobiliare ecclesiastico in disuso. Un'operazione da manuale dell'urbanistica moderna, firmata dal cardinale Zuppi, dall'amministratore delegato di CDP Dario Scannapieco e dal direttore immobiliare Giancarlo Scotti. Ma i carpigiani, si sa, non si arrendono facilmente. E così, mentre nelle grandi città si progettavano studentati moderni, da Carpi sono partite "forti pressioni" - così le definiscono le fonti diocesane - per far rientrare anche la nostra città in questo ambizioso progetto nazionale. Una richiesta che ha dell'audace: inserire Carpi, con la sua università che conta ancora poche centinaia di studenti, in un programma pensato per le metropoli universitarie. L'ex monastero delle Cappuccine diventa così il simbolo di questa scommessa. Il complesso di via Trento e Trieste, che un tempo risuonava delle preghiere delle suore clarisse e oggi giace nel silenzio dell'abbandono, potrebbe trasformarsi in una moderna casa per studenti. Un destino che avrebbe del poetico, se non fosse che la storia recente di questo edificio è stata tutt'altro che semplice. La struttura, acquistata nel 1950 da don Vincenzo Benatti dalla famiglia Tirelli proprio per adibirla a monastero, aveva già vissuto momenti di incertezza. Dopo la dismissione da parte delle religiose, la Diocesi di Carpi aveva avuto il diritto di prelazione ma non l'aveva esercitato, e nemmeno il Comune aveva mostrato interesse per l'acquisto. Il rischio era quello di vederla finire sul libero mercato, con tutte le incognite che questo comporta per un immobile di tale valore storico e architettonico. Ora, invece, l'inserimento nell'accordo CEI-CDP potrebbe rappresentare la svolta. Se le "voci autorevoli" dell'ambiente diocesano hanno ragione, l'ex convento sarebbe già stato segnalato nel portafoglio immobili del protocollo nazionale. Una mossa che testimonia come, a volte, le battaglie giuste si vincano anche partendo dalle città più piccole. Resta da vedere se questa operazione, che sulla carta promette "canoni calmierati" e "rigenerazione urbana", riuscirà davvero a dare una seconda vita a uno dei luoghi più suggestivi di Carpi. Il monastero con il suo "suggestivo giardino interno", che occupava "quasi la metà di via Trento Trieste" e un tempo ospitava "numerose botteghe artigiane", potrebbe tornare a vivere. Non più con le preghiere delle monache, ma con le voci degli studenti. Che, in fondo, è un altro modo di dare un senso al futuro.