Don Francesco e quella causa che non decolla


Don Francesco e quella causa che non decolla

Il gruppo Scintilla non le manda a dire alla Diocesi di Carpi. Otto mesi sono passati dall'autorizzazione del vescovo Erio Castellucci per avviare la causa di beatificazione di don Francesco Venturelli, il parroco di Fossoli assassinato il 15 gennaio 1946, eppure tutto tace. E gli intellettuali cattolici del blog carpigiano perdono la pazienza. "Eppur non si muove", titola provocatoriamente l'editoriale anonimo che accende i riflettori su quello che definisce senza mezzi termini un "immobilismo" diocesano. Parole che fanno rumore in una città che ha sempre tenuto cara la memoria del suo sacerdote martire. Don Francesco Venturelli, nato a Ganaceto nel 1887 e ordinato prete a Carpi nel 1913, aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita all'assistenza dei prigionieri del campo di concentramento di Fossoli. Prima gli alleati e i partigiani durante la guerra, poi i fascisti e i collaboratori nel dopoguerra. Un'opera di carità che non faceva distinzioni, che gli costò la vita quella notte del gennaio 1946, quando uno sconosciuto lo attirò fuori casa con la scusa di assistere un ferito. Il Presidente della Repubblica gli ha conferito la Medaglia d'Oro al Valor Civile, le autorità cittadine hanno intitolato a suo nome uno spazio pubblico e inaugurato un cippo commemorativo. Tutto giusto, tutto doveroso. Ma la Diocesi? Quella che dovrebbe essere in prima linea per portare avanti la causa di santificazione del suo figlio più illustre? Scintilla ricorda che lo stesso vescovo aveva dato il via libera, specificando che l'Ufficio per le cause dei santi di Modena avrebbe dovuto occuparsene, con il supporto della Cancelleria diocesana carpigiana. Era stato anche previsto un Comitato rappresentativo della comunità diocesana. Tutto definito, tutto chiaro. Sulla carta. Il confronto con Odoardo Focherini è inevitabile e brucia. Il giornalista e dirigente d'azienda carpigiano, morto nel lager di Hersbruck nel 1944 per aver salvato ebrei durante la Shoah, è stato beatificato nel 2013 proprio nella nostra città. Un esempio di come si possa portare avanti una causa quando c'è volontà e determinazione. L'editoriale di Scintilla contiene anche una frecciata neanche troppo velata al Vescovo: "Basta autorizzare e incaricare qualcuno a fare qualcosa, o è indispensabile vigilare se chi di dovere ha fatto quanto previsto?". Una domanda che suona come un richiamo alle responsabilità, educato ma fermo. Il gruppo di intellettuali cattolici, però, non vuole solo polemizzare. Si dice pronto a collaborare fattivamente con la Diocesi per sbloccare il processo. Perché don Francesco Venturelli non merita di rimanere vittima dell'inerzia burocratica. La sua memoria, la sua testimonianza di fede e di umanità sono troppo preziose per finire nel cassetto delle "pie intenzioni". Carpi aspetta. E Scintilla continua a vigilare, con quella sana impertinenza che a volte serve per scuotere le coscienze addormentate.

Visualizza le fonti dell'articolo