Quando si parla di sogni che diventano progetti concreti, quello dell'Hospice San Martino rappresenta forse l'esempio più toccante della nostra zona. Trent'anni di speranze e false partenze si stanno finalmente trasformando in mattoni e cemento, grazie alla determinazione di una comunità che non ha mai smesso di credere nel valore supremo della dignità umana. Daniele Monari, avvocato mirandolese e presidente della Fondazione Hospice Area Nord San Martino, non nasconde l'ottimismo che attraversa il progetto come una ventata di primavera dopo un lungo inverno burocratico. "Ci sono importanti novità sotto vari aspetti", dice con la soddisfazione di chi vede finalmente concretizzarsi un'idea che sembrava destinata a rimanere nel cassetto delle buone intenzioni. La struttura sorgerà nell'area dell'ex Fornace di Budrighello, a Ponte Pioppa di San Possidonio, a metà strada tra Carpi e Mirandola - dodici chilometri dalla nostra città, undici da quella gonzaghesca. Una posizione strategica che non è casuale: questo hospice dovrà servire l'intera Area Nord modenese, con i suoi circa 190.000 abitanti che fino ad oggi si sono trovati sprovvisti di una struttura così fondamentale. "Colmiamo un vuoto nell'assistenza sanitaria del nostro territorio", spiega Monari con le parole di chi ha toccato con mano il dramma di famiglie costrette a percorrere chilometri per trovare una degna assistenza per i propri cari nel momento più delicato. "Non si tratterà solo di un nuovo servizio sanitario, ma di un presidio di umanità". E in questi tempi di sanità spesso disumanizzata, l'espressione suona come una promessa che scalda il cuore. Il progetto ha ricevuto un impulso decisivo dall'assessore regionale alle Politiche per la salute Massimo Fabi, che ha formalizzato l'importanza strategica della struttura dopo il cambio di guardia in Regione. Un endorsement che arriva al momento giusto, quando i cantieri potrebbero finalmente partire nella prima metà del 2026. L'hospice avrà 20 posti letto - inizialmente erano previsti 14, ma l'ampliamento risponde agli standard nazionali di un posto ogni 10.000 abitanti. Sarà immerso nel verde, progettato per sembrare una casa più che un ospedale, seguendo la filosofia delle cure palliative territoriali: "Un ospedale caldo come una casa, una casa specializzata come un ospedale", citando Cecile Saunders, la pioniera di questo approccio umano alla medicina. Ma dietro la poesia dei progetti, resta la prosa spietata dei conti. Il costo è lievitato fino a richiedere ancora 4,5 milioni di euro. Le Fondazioni Cassa di Risparmio di Mirandola e Carpi hanno già aderito, così come la Fondazione di Modena - segno che il respiro del progetto supera i confini locali. Mancano all'appello 3,5 milioni che la Fondazione conta di reperire attraverso prestiti bancari, da restituire poi grazie alla solidarietà diffusa del territorio. "Siamo una Fondazione di Partecipazione", ricorda Monari, "appartenente agli Enti del Terzo Settore". Una volta posata la prima pietra, scatterà una campagna capillare di raccolta fondi che coinvolgerà imprese, associazioni e cittadini. Perché un hospice, più di ogni altra struttura sanitaria, appartiene alla comunità che lo genera. La gestione sarà affidata all'Ausl, che ha manifestato interesse diretto, ma nel segno della collaborazione con il Terzo Settore. Non una cessione di responsabilità, ma una co-progettazione che punta alla qualità dell'assistenza. Trent'anni per arrivare fin qui. Qualcuno potrebbe dire che è troppo tempo per una comunità civile. Ma forse, come spesso accade dalle nostre parti, quando le cose si fanno, si fanno per bene. E l'Hospice San Martino, con il suo motto "passione per la vita", promette di essere la testimonianza concreta che anche nell'ultimo tratto del cammino umano, dignità e calore possono fare la differenza.
Dopo trent'anni di attesa, l'Hospice ora diventa realtà