Nella cronaca di ieri, Carpi si è rivelata ancora una volta una città dai mille volti, dove il sacro e il profano si intrecciano in una danza macabra che neppure Dante avrebbe saputo orchestrare meglio. Mentre nel vicino capoluogo si consumava l'ennesima tragedia notturna con l'omicidio di Mansouri Chaouki, la nostra cittadina dimostrava di non essere da meno in quanto a creatività criminale, seppur con modalità decisamente più... artistica.
Il furto della statua di bronzo di due metri dal cimitero comunale rappresenta infatti un capolavoro di logistica malvivente. Due metri di bronzo non si trasportano certo in bicicletta: qui parliamo di professionisti del saccheggio funerario, dotati probabilmente di furgone, gru e, immagino, una certa dose di cinismo che neppure Diogene il Cinico avrebbe approvato. Mentre a Modena si uccide per futili motivi tra coinquilini, a Carpi si profana l'eternità per il vil denaro del metallo pregiato.
Ma ecco che la città, come in un perfetto contrappasso dantesco, dimostra anche il suo volto più nobile. Il progetto di tirocinio formativo per gli studenti universitari presso i Servizi Demografici rappresenta un ponte generazionale degno di nota. Mentre alcuni cittadini rubano statue ai morti, altri investono nel futuro dei vivi, offrendo ai giovani la possibilità di comprendere i meccanismi dell'amministrazione pubblica. Un ossimoro vivente, questa nostra Carpi: da un lato chi saccheggia il passato, dall'altro chi costruisce il domani.
E poi c'è il tennis, benedetto tennis, che con il suo Trofeo Abita vinto da Rebecca Pedrazzi ci ricorda che "nemo propheta in patria" è solo una massima per pessimisti. Il trionfo casalingo della maestra del Carpi Sport dimostra che, quando il talento incontra la determinazione sui campi di terra rossa, la geografia sentimentale prevale su quella anagrafica. Novanta tennisti, dodici giorni di competizione e un aperitivo finale: ecco la Carpi che funziona, quella che sa trasformare lo sport in comunità civile.
Il contrasto è stridente quanto illuminante: mentre qualcuno nella notte viola la sanctitas loci del cimitero per due metri di bronzo, altri in pieno sole costruiscono reti sociali virtuose attraverso lo sport e la formazione. È la sindrome della doppia personalità urbana che caratterizza le città di provincia: capaci del peggio e del meglio, spesso nella stessa giornata.
L'eco dell'omicidio modenese risuona come monito: la violenza urbana non risparmia nessuno, neppure chi crede di vivere in una bolla di tranquillità emiliana. Ma Carpi, pur con i suoi ladri di statue e la sua creatività delinquenziale, dimostra che la civilitas si costruisce giorno dopo giorno, tirocinio dopo tirocinio, partita dopo partita.
Resta da chiedersi se i futuri tirocinanti dei Servizi Demografici, una volta formati tra gennaio e maggio 2026, sapranno gestire anche le pratiche di denuncia per furti artistici post-mortem. Perché a Carpi, evidentemente, neppure la morte ferma l'estro imprenditoriale dei malviventi del bronzo.