Carpi tra politica, pallone e nuovi cavalieri


Carpi tra politica, pallone e nuovi cavalieri

Ieri a Carpi si è consumato uno spettacolo che avrebbe fatto la gioia di qualsiasi semiologo: la perfetta rappresentazione teatrale di come una comunità moderna affronti simultaneamente le proprie contraddizioni politiche, celebri i propri successi imprenditoriali e mantenga vive le tradizioni popolari. Un trittico che racconta molto di più di quanto le singole notizie possano suggerire.

Iniziamo dal primo atto, quello più grottesco: la querelle sulla sicurezza che vede Fratelli d'Italia e Pd trasformare ogni comunicato sindacale in un'arma politica. Roberto Butelli del Siulp si trova catapultato, suo malgrado, in un botta e risposta che somiglia più a una rissa da bar che a un confronto politico serio. Mentre i cittadini attraversano certe zone "con l'occhio vigile e il passo svelto", i nostri rappresentanti si dilettano nel gioco del "colpa tua, colpa mia". È il paradosso della politica contemporanea: di fronte a diciassettemila stranieri che vivono, lavorano e mandano i figli a scuola nelle nostre vie, c'è chi grida all'invasione e chi minimizza parlando di "percezioni amplificate dai media".

Il secondo atto è quello dell'amministrazione che si spoglia della propria solennità istituzionale per andare a Fossoli con "Parlane con il sindaco" e "Il Comune vicino a te". Un'operazione di marketing territoriale che, al di là della retorica, rappresenta un tentativo interessante di ribaltare il paradigma amministrativo: invece di aspettare che i cittadini vadano al palazzo, è il palazzo che va dai cittadini. Chissà se questa nuova liturgia della prossimità riuscirà a colmare quel gap crescente tra governanti e governati che alimenta le polemiche del primo atto.

Il terzo atto è quello più rassicurante: Marco Arletti che diventa Cavaliere della Repubblica grazie alla sua Chimar spa, 21 stabilimenti e 60 milioni di fatturato. È la celebrazione del capitalismo emiliano fatto bene, quello che parte da un'idea semplice - fare scatole - e costruisce un impero industriale dando lavoro a 500 persone. L'imprenditore che nel 2022 si traveste da operaio per "Boss in incognito" è l'incarnazione perfetta di quella borghesia illuminata che sa ancora guardare oltre i propri bilanci.

Il finale, naturalmente, spetta al calcio: lunedì sera al Cabassi arriva l'Ascoli per quello che si preannuncia come "uno scontro dal sapore particolare". Due squadre che rappresentano due facce della stessa medaglia: l'Ascoli retrocesso che cerca il riscatto, il Carpi risorto dalle ceneri del fallimento del 2021. È la metafora perfetta di una città che sa cadere e rialzarsi, che sa trasformare le sconfitte in nuovi inizi.

Quello che emerge da questa giornata carpigiana è il ritratto di una comunità che non ha perso la capacità di interrogarsi su se stessa. Tra le polemiche sulla sicurezza e le celebrazioni imprenditoriali, tra l'amministrazione che si fa vicina e il calcio che unisce, Carpi dimostra di essere ancora una città capace di tenere insieme contraddizioni e speranze. E forse, in tempi di polarizzazioni estreme, questa capacità di convivenza è già di per sé una piccola vittoria.