Ieri, 24 ottobre 2025, Carpi ha offerto uno spettacolo degno di un trattato di semiotica urbana: mentre un'automobile prendeva fuoco all'uscita del casello, la città celebrava l'arrivo di un nuovo direttore sanitario che promette di curare i mali del Ramazzini. Coincidenza? Forse. Ma in questa curiosa danza tra distruzione e ricostruzione si cela l'essenza stessa della nostra modernità.
Il fuoco purificatore che ha divorato l'auto nei pressi del casello non è solo cronaca, ma metafora perfetta della nostra epoca: arriviamo, ci fermiamo e, talvolta, andiamo letteralmente a fuoco. I Vigili del Fuoco e la Polizia Locale, moderni pompieri dell'ordine sociale, accorrono prontamente a spegnere le fiamme del caos quotidiano. Mentre gli automobilisti rallentano per osservare lo spettacolo - perché il voyeurismo del disastro è anch'esso un segno dei tempi - la macchina della cronaca si mette in moto.
Dall'altra parte della città, però, si accendeva una fiamma diversa: quella della speranza medica. Giuseppe Licitra, il medico che "ha sfidato il terremoto", assume la direzione del Ramazzini con un curriculum che suona come un romanzo d'avventura sanitaria. Quarantadue anni, specialista in Igiene e Medicina preventiva, ha vissuto l'emergenza del 2012 in prima linea a Mirandola. Se non è un eroe dei nostri tempi, ci somiglia molto.
La coincidenza temporale non sfugge all'osservatore attento: mentre Carpi brucia (simbolicamente) ai suoi confini autostradali, riceve un dottore forgiato dal fuoco della terra che trema. È come se la città, consapevole della propria vulnerabilità, si dotasse preventivamente degli anticorpi necessari per affrontare le prossime emergenze. Licitra non è solo un medico, ma un simbolo: rappresenta quella generazione di professionisti che ha imparato a lavorare quando tutto intorno crollava.
Ma ieri non è stata solo una giornata di emergenze e nomine. Il mondo dello sport carpigiano ha offerto il suo contributo alla complessità narrativa della giornata. Il Carpi di Cassani si prepara al bis dopo la prova con l'Ascoli, mentre il giovane Nazareno inciampa sulla prima buccia contro il Samoggia. Due facce della stessa medaglia sportiva: l'ottimismo del calcio e il realismo del basket.
Cassani e i suoi biancorossi rappresentano la saggezza pragmatica di chi sa che "vale tre punti come ogni partita", mentre il Nazareno Basket incarna la fragilità giovanile che deve ancora imparare a gestire le pressioni. Iari Farioli, mvp della sconfitta con 14 punti, diventa così il simbolo di una generazione che anche quando perde, cerca di limitare i danni con dignità.
C'è qualcosa di profondamente carpigiano in questa giornata di contrasti. Una città che sa gestire contemporaneamente il fuoco dell'emergenza e quello della passione sportiva, che accoglie medici-eroi e allena giovani campioni, che spegne incendi automobilistici e accende speranze sanitarie. È il ritratto di una comunità matura, capace di affrontare il quotidiano con quella ironia consapevole che nasce dall'aver vissuto già abbastanza per sapere che tutto passa, anche le auto in fiamme.
Carpi, dunque, brucia e guarisce, perde e spera, si ferma al casello e riparte verso nuove sfide. In fondo, non è forse questa la definizione più precisa di una città viva?