Ieri a Carpi si è consumato un piccolo dramma moderno che merita la nostra attenzione: la natura, quella che coltiviamo con amore nei nostri giardini e quella che cresce spontanea nei nostri spazi pubblici, ha improvvisamente richiesto l'intervento dello Stato. E lo Stato, puntuale come un orologio svizzero, ha risposto con gare d'appalto, procedure burocratiche e motoseghe.
Iniziamo dal paradosso più gustoso: il nostro bel prato di casa che si trasforma in una giungla e improvvisamente diventa questione di interesse pubblico. AIMAG, nella sua infinita saggezza amministrativa, ha messo in gara il servizio di raccolta degli sfalci porta a porta. Perché raccogliere l'erba tagliata, ci spiega solennemente il bando, "non è come portare a spasso il cane": bisogna conoscere il territorio, ottimizzare i percorsi, rispettare gli orari. Chi l'avrebbe mai detto che il nostro weekend di giardinaggio domestico richiedesse competenze logistiche degne di un'operazione militare?
Il bello è che funziona: con i nostri contenitori dotati di microchip che "pesano" i rifiuti (George Orwell si sta rivoltando nella tomba), siamo scesi a 58 chilogrammi per abitante all'anno di rifiuto secco. Un risultato che fa onore alla nostra "coscienza ambientale", come viene pomposamente definita, ma che in realtà testimonia semplicemente la nostra rassegnata capacità di adattarci a qualsiasi novità burocratica ci venga propinata.
Ma se il verde domestico richiede gare d'appalto, quello pubblico esige interventi chirurgici. Due alberi malati davanti alla scuola di via Magazzeno hanno ricevuto una sentenza senza appello: abbattimento immediato per ragioni di sicurezza. Il noce con la chioma secca e il pioppo bianco agonizzante sono diventati "una minaccia per i piccoli studenti". La natura, ci ricorda saggiamente l'articolo, "non perdona", e quando un albero inizia a mostrare "segni inequivocabili del declino", non resta che "prendere atto della realtà".
È commovente questa improvvisa premura per l'incolumità dei bambini, che ogni mattina "meritano di correre, giocare e studiare senza il timore che la natura possa trasformarsi da amica in nemica". Verrebbe da chiedersi se la stessa solerzia venga applicata ad altri pericoli meno vegetali e più antropici, ma lasciamo perdere.
Nel frattempo, per bilanciare questa guerra dichiarata alla natura malata, l'amministrazione ha pensato bene di prolungare gli orari del cimitero per la Commemorazione dei defunti. Dieci ore consecutive di apertura per rendere omaggio ai nostri cari, "evitando concentrazioni eccessive di visitatori negli orari standard". Perché evidentemente anche la morte, a Carpi, deve essere gestita con criteri di ottimizzazione del traffico.
E mentre la nostra città si dibatte tra sfalci burocratizzati e alberi sotto processo, Jacopo Pedroni corre libero sotto la pioggia di Lisbona, completando la sua prima maratona in 3 ore e 11 minuti. Un carpigiano che ha lasciato la città tre anni fa e che ora ci fa onore nella capitale portoghese, dimostrando che a volte, per crescere davvero, bisogna saper prendere le distanze dal proprio giardino perfettamente regolamentato.
Carpi, città dove anche l'erba ha bisogno del permesso per crescere e gli alberi vengono processati per crimini contro la sicurezza pubblica. Ma dove, fortunatamente, qualcuno trova ancora la forza di correre verso orizzonti più ampi, lasciandosi alle spalle le motoseghe e i microchip contarifiuti. Forse è questo il vero spirito carpigiano: la capacità di adattarsi a qualsiasi assurdità burocratica, mantenendo però viva la voglia di fuggire verso maratone più liberatorie.