Ieri Carpi ha mostrato, come spesso accade, le sue due anime: quella generosa e quella un po' furba, quella che si prende cura dei più fragili e quella che sa bene come aggirare le regole del gioco urbano. Un microcosmo perfetto della nostra umanità quotidiana, dove il nobile e il prosaico si mescolano con quella naturalezza che solo una città di provincia sa offrire.
Partiamo dal bello, che fa sempre bene al cuore e alla digestione. La formazione congiunta di Croce Blu, Croce Rossa e AUSER per imparare a trasportare con dignità le persone affette da demenza rappresenta il meglio di noi. Tre associazioni che superano campanilismi e gelosie per costruire quella "Dementia Friendly Community" che, al di là del nome anglofono un po' pretenzioso, significa semplicemente una cosa: non lasciare indietro nessuno. Fabrizio Fantini, Giannina Panini ed Eugenio Arpaia - nomi che suonano come una piccola geografia del cuore carpigiano - hanno dimostrato che quando c'è da rimboccarsi le maniche per chi sta peggio, Carpi sa ancora fare comunità vera.
Poi però arriva la cronaca nera, quella che ti ricorda quanto sia sottile il filo che separa una serata normale da una tragedia. L'incidente sulla strada Ravarino-Carpi ci restituisce l'immagine di tre ragazzi che hanno sfiorato l'irreparabile su una strada che conosciamo tutti, quella che attraversiamo senza pensarci. Ancora una volta, la geografia dei nostri tragitti quotidiani si tinge di rosso, mentre i vigili del fuoco estraggono corpi dalla lamiera e l'elisoccorso vola verso Baggiovara. Una lezione che dovremmo imparare ma che, ahimè, dimentichiamo alla prima curva.
E poi c'è la politica urbanistica, quella che ci regala il cantiere di via Bollitora con tutto il suo carico di ambiguità amministrative. Un accordo del 2018 che prometteva contropartite mai arrivate - il cavalcavia dell'A22 è ancora lì, immutabile come le promesse elettorali - ma che permette comunque di edificare. È la solita storia: il privato costruisce, il pubblico aspetta. Via dell'Agricoltura non si è allungata di un metro, l'immobile di via San Giacomo resiste alle intemperie e al tempo, ma il permesso di costruire procede spedito. Una lezione di pragmatismo amministrativo che farebbe sorridere Machiavelli.
Infine, la trasferta del Carpi a Sassari ci ricorda che anche nelle piccole gioie cittadine c'è sempre un pizzico di epica. Seguire la propria squadra fino in Sardegna, attraversare il mare per novanta minuti di calcio di Serie C, è un atto d'amore che rasenta la follia ma che dice molto di noi carpigiani: ostinati, fedeli, capaci di trasformare una partita di calcio in un'odissea insulare.
Carpi si conferma così una città che sa essere simultaneamente generosa e cinica, attenta ai bisogni dei più fragili ma anche abile nel navigare le acque torbide dell'urbanistica creativa. Una città dove si può passare dal volontariato più nobile al permesso di costruire più discutibile, dalla tragedia sfiorata sulla strada al sogno calcistico oltre mare. In fondo, non è questo il fascino delle nostre piccole città? Essere abbastanza grandi per contenere tutte le contraddizioni umane, ma abbastanza piccole perché tutti, prima o poi, ci si conosca.
