Ieri Carpi si è svegliata con una di quelle giornate che sembrano uscite da un romanzo di García Márquez: realismo magico all'emiliana, dove la bellezza e il degrado danzano insieme come in un balletto grottesco. Da una parte il Teatro Comunale che riapre i battenti con 14.000 abbonamenti, dall'altra il centro storico che si trasforma in ring a cielo aperto. Una città che applaudisce Umberto Orsini e Franco Branciaroli, mentre a pochi metri di distanza si consumano risse che farebbero impallidire i protagonisti di "Mein Kampf" di Massini, già sold out in cartellone.
La contraddizione è tutta carpigiana: mentre il golfo mistico del teatro si riapre dopo quarant'anni di silenzio, restituendo alla città la sua anima operistica, i negozi etnici del centro diventano teatro di una rappresentazione ben meno raffinata. Claudio Cortesi di Fratelli d'Italia, con la precisione di un cronista shakespeariano, conta gli episodi: tre risse in poche settimane, tutte nel cuore pulsante della città. Non è più questione di episodi isolati, ma di un fenomeno che sta assumendo i contorni dell'emergenza sociale, osserva, lanciando la sua provocazione all'Assessore alla Sicurezza: "Mi piacerebbe che esca fuori dal palazzo del Comune". Un invito che suona come una replica teatrale, ma dal sapore amaro della cronaca quotidiana.
E mentre Carpi si interroga sulla sicurezza urbana, ecco che da Concordia arriva la lezione di resilienza più bella: dopo tredici anni e oltre dieci milioni di euro, Palazzo Corbelli torna a essere la casa del municipio. 1.200 giorni di lavoro, 55 imprese coinvolte, e un pozzo ottocentesco ritrovato come bonus archeologico. Il presidente Michele de Pascale ha inaugurato non solo un palazzo, ma un simbolo: la dimostrazione che quando si vuole, quando si investe, quando si crede nel futuro, anche le ferite più profonde possono guarire.
La giornata si chiude con la pallavolo che racconta due facce della stessa medaglia: la Mondial maschile cade a Cavezzo, ma le ragazze della Holacheck spazzano via l'Everton con un secco 3-0. Marta Razzaboni con 12 punti e Francesco Giovenzana con 11 rappresentano le due anime dello sport carpigiano: la gioia della vittoria e l'amarezza della sconfitta che tempra il carattere.
C'è qualcosa di profondamente umano in questa Carpi che ieri si è mostrata in tutta la sua complessità. Una città che sa investire 10 milioni per restaurare un teatro e riempirlo di spettatori colti, ma che non riesce ancora a pacificare le sue strade. Una comunità che celebra la rinascita di Concordia e sogna con le sue atlete, mentre si interroga sui fantasmi della sicurezza urbana.
Forse è proprio questa la vera identità di Carpi: una città barocca nell'animo, dove gli estremi si toccano e si respingono, dove la cultura e il degrado convivono come coinquilini molesti. Il Teatro Comunale che riapre la buca dell'orchestra dopo quarant'anni è la metafora perfetta: anche Carpi sta cercando di ritrovare la sua armonia, quella capacità di far suonare insieme strumenti diversi, anche quelli stonati del disagio sociale. La speranza è che, come nel teatro, anche in strada si possa tornare a recitare la commedia della convivenza civile, senza che il sipario cada sulla tragedia della violenza quotidiana.