Ieri a Carpi si è parlato molto di futuro: quello della sanità pubblica, quello dell'arte che nasce dal dolore, quello della politica che prova a governare il caos. Un trittico che, a ben vedere, racconta molto di più di quanto sembri sulla superficie delle cronache quotidiane.
La notizia che ha catalizzato maggiore attenzione è stata senza dubbio l'annuncio del nuovo Ramazzini, con il governatore de Pascale che ha finalmente dato certezze dopo anni di incertezze. Il 2033 come orizzonte per un ospedale moderno, la rinuncia al sogno dell'ospedale unico baricentrico, la scelta pragmatica dell'integrazione tra strutture esistenti. È la filosofia del "meglio due ospedali che si parlano che uno solo che non si riesce a costruire" - una saggezza amministrativa che sa tanto di esperienza italiana quanto di buonsenso emiliano.
Ma mentre la politica sanitaria disegna il futuro a suon di milioni di euro e tavoli tecnici, c'è chi il rapporto tra salute e rinascita lo ha già sperimentato sulla propria pelle. L'arte di Elis Carretti, esposta al Borgogioioso in una mostra che accompagna le iniziative di prevenzione di A.L.I.Ce. Carpi, racconta una storia diversa ma complementare: quella di chi ha trasformato l'ictus in arte, il trauma in colore, la necessità in vocazione.
"Ri-nascere, ri-cominciare, ri-cercare" - tre verbi che potrebbero essere il manifesto non solo dell'esperienza personale del pittore solierse, ma dell'intera filosofia con cui la nostra comunità affronta le sfide. La resilienza carpigiana non è retorica da cerimonia, ma prassi quotidiana: si manifesta quando i volontari misurano pressione e glicemia tra le corsie del supermercato, quando l'assessorato alla cultura trasforma un lutto artistico in occasione di riflessione collettiva.
E poi c'è la politica, quella con la P maiuscola, che prova a governare il dopo-festa. Il caso del rave all'ex Bugatti ha scatenato l'inevitabile valzer istituzionale: interrogazioni regionali, tavoli di confronto, richiami alla rigenerazione urbana. Dalla discoteca abusiva al sogno di sviluppo territoriale il passo è breve, almeno sulla carta. Resta da vedere se le intenzioni sapranno tradursi in fatti concreti o se l'ex fabbrica blu continuerà a oscillare tra abbandono e occupazione selvaggia.
Quello che colpisce, in questa giornata di cronache apparentemente slegate, è la comune tensione verso il futuro: il Ramazzini che verrà, l'arte che nasce dalla sofferenza, la politica che prova a trasformare i problemi in opportunità. Tre modi diversi di affrontare la stessa sfida: come costruire domani partendo da oggi, con le sue contraddizioni e le sue possibilità.
Carpi si conferma così una città che sa guardare avanti senza dimenticare il presente, che sa trasformare l'attesa in progetto e il dolore in bellezza. Una comunità che non si arrende mai, nemmeno quando tutto sembra perduto. Come faceva Elis Carretti con i suoi pennelli, come fanno i politici con i loro tavoli tecnici, come faremo tutti noi aspettando il 2033 e il nuovo ospedale che verrà.