Il tempo che scorre e quello che resta


Il tempo che scorre e quello che resta

Ieri, 23 novembre 2025, Carpi e le Terre d'Argine hanno vissuto una di quelle giornate che raccontano l'anima profonda di un territorio: quella capacità tutta padana di mescolare la memoria più dolorosa con la quotidianità più festosa, il sacro con il profano, la riflessione con il divertimento. Una domenica che ha saputo essere, contemporaneamente, specchio del passato e finestra sul futuro.

Il paradosso temporale più evidente lo abbiamo vissuto a Limidi, dove la commemorazione degli eventi del 20 novembre 1944 ha riportato alla luce una delle pagine più drammatiche della nostra storia locale. Ottanta anni esatti da quando sessanta cittadini furono schierati davanti alla chiesa parrocchiale in attesa della fucilazione, mentre i nazifascisti iniziavano a incendiare le case del paese. Una storia che ha dell'incredibile: la trattativa tra partigiani e comando tedesco che evitò la strage, il riconoscimento de facto dei partigiani come controparte legittima, le 37 case distrutte come cicatrici permanenti nella geografia del dolore.

Ma se a Limidi si commemorava la Storia con la S maiuscola, a pochi chilometri di distanza Novi di Modena si preparava al futuro con "Feliz Navidad", la manifestazione natalizia che ha creato non pochi disagi al traffico. E qui l'ironia della vita si manifesta in tutta la sua evidenza: mentre la Polizia Locale gestiva il traffico per permettere ai cittadini di celebrare l'avvicinarsi del Natale, viene da pensare a quei sessanta uomini di Limidi che ottant'anni fa non sapevano se avrebbero mai visto un altro Natale.

Il presente, però, ha le sue urgenze: code e difficoltà di parcheggio in Viale Martiri (nome che suona come un contrappunto involontario agli eventi di Limidi) per chi voleva semplicemente assaporare un po' di atmosfera natalizia in anticipo. La banalità necessaria del quotidiano che si intreccia, senza saperlo, con l'eco di tragedie lontane nel tempo ma vicinissime nello spazio.

Nel frattempo, a Modena, si parlava di diabete con il cuore, e qui la lezione è stata forse la più profonda di tutte. La dottoressa Laura Tonutti ha ricordato una verità che dovrebbe essere scolpita ovunque si pratichi la medicina: "A volte il primo passo è semplicemente uno sguardo, un sorriso". In un'epoca in cui tutto corre veloce e l'efficienza viene prima dell'efficacia umana, fermarsi per guardare negli occhi il paziente diventa un atto rivoluzionario.

E mentre medici e diabetologi riflettevano sull'importanza dell'ascolto nella cura, i cittadini di Carpi avevano l'imbarazzo della scelta per la loro domenica culturale. Dal cinema d'impegno all'Ariston alla musica di Šostakovič a Nonantola, dal teatro per famiglie allo Storchi agli eventi che già anticipano il Natale. Cinque modi diversi di vivere una domenica, cinque declinazioni del bisogno umano di bellezza e condivisione.

Quello che emerge da questa giornata è il ritratto di una comunità che sa tenere insieme i fili della memoria e quelli del presente, che commemora i suoi morti senza dimenticare di celebrare la vita. Una comunità che sa che la cura passa attraverso lo sguardo, che l'arte è necessaria quanto il pane, che anche i disagi del traffico per una festa natalizia fanno parte di quella normalità per cui i partigiani di Limidi hanno rischiato tutto.

Carpi e le sue terre continuano a essere quello che sono sempre state: un crocevia di storie, un laboratorio di umanità dove il tempo non scorre linearmente ma si arrotola su se stesso, creando quelle sovrapposizioni di senso che rendono ogni giornata, anche la più ordinaria, straordinariamente ricca di significato.



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