Carpi tra miracoli e quotidianità: il paradosso di una città che vola alto


Carpi tra miracoli e quotidianità: il paradosso di una città che vola alto

Ieri, 27 dicembre, Carpi ci ha regalato uno di quei giorni in cui la realtà supera la fantasia, dove il sublime e il prosaico si intrecciano in una danza che solo una città di provincia sa orchestrare con tale grazia involontaria.

Iniziamo dal miracolo tecnologico: mentre molti erano ancora intorpiditi dai bagordi natalizi, all'ospedale Ramazzini si consumava un episodio degno di un romanzo di fantascienza. Un ottantatreenne salvato con gli occhi di Parigi, grazie a smart glass che trasformano i nostri medici in cyborg benefici. Il dottor Manno e la sua équipe, collegati in tempo reale con l'ospedale Charles Pompidou, hanno dimostrato che Carpi può dialogare alla pari con le capitali europee quando si tratta di eccellenza medica. Un'epato-gastroanastomasi ecoendoscopica: persino il nome suona come un incantesimo.

Mentre in sala operatoria si compivano questi prodigi, in Piazza Martiri si consumava un altro tipo di magia, quella della normalità che riprende il suo corso. Il mercato settimanale tornava alla vita dopo la pausa natalizia, con la Polizia Locale a vegliare su bancarelle e acquirenti. C'è qualcosa di profondamente rassicurante in questo ritorno alla quotidianità: mentre i medici operano connessi con Parigi, i cittadini acquistano verdure e formaggi sotto lo stesso cielo. È il paradosso carpigiano per eccellenza.

Ma il 2025 che si chiude non è stato generoso con la nostra mobilità. Le strade delle Terre d'Argine raccontano un anno nero, con Carpi che mantiene il suo triste primato di 5 vittime della strada. Mentre salviamo vite in sala operatoria con la tecnologia più avanzata, continuiamo a perderle sull'asfalto per cause tristemente banali: distrazione, velocità, il cellulare che diventa un'arma letale. Il 62% degli incidenti mortali sono "uscite autonome" - un eufemismo che nasconde drammi umani dove la tecnologia non può nulla contro l'imprudenza.

E mentre la cronaca nera ci ricorda la nostra fragilità, la cultura offriva le sue consolazioni: dalla Bottega degli Elfi nel Palazzo dei Pio ai concerti corali di Nonantola, fino alle visite guidate modenesi. Tre modi per riscoprire che la bellezza resiste, che la tradizione si rinnova, che i bambini sanno ancora stupirsi.

C'è una lezione nascosta in questa giornata carpigiana: siamo una comunità capace di eccellenze straordinarie e di scivolate banali. Possiamo collegare i nostri chirurghi con Parigi ma non riusciamo ancora a convincere i nostri concittadini a posare il telefono quando guidano. Salviamo un ottantatreenne con procedure fantascientifiche ma perdiamo giovani vite per una curva presa troppo veloce.

Carpi è questo: una città che vola alto quando serve, che sa essere all'altezza delle sfide più complesse, ma che rimane umana nelle sue contraddizioni. Una città dove il futuro e il passato convivono in equilibrio precario, dove l'innovazione medica incontra la tradizione del mercato, dove i miracoli della scienza si scontrano con la testardaggine umana.

Forse è proprio questa la nostra forza: saper essere straordinari senza perdere il contatto con la terra, saper guardare a Parigi rimanendo saldamente piantati in Piazza Martiri.



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