Il sacro, il profano e le racchette: Carpi tra furti e vittorie


Il sacro, il profano e le racchette: Carpi tra furti e vittorie

Ieri, 28 dicembre, Carpi si è svegliata con quella particolare malinconia post-natalizia che sa di panettone avanzato e di buoni propositi già vacillanti. Eppure, tra le pieghe della cronaca quotidiana, si nascondono tre storie che, come tessere di un mosaico un po' sbilenco, compongono il ritratto di una comunità che oscilla tra il sublime e il ridicolo, tra la fede tradita e lo sport che eleva.

Il furto dell'innocenza alla parrocchia di San Giuseppe Artigiano non è, come giustamente notano i volontari, "una semplice ragazzata". No, è qualcosa di più raffinato: è il segno dei tempi, dove persino Gesù Bambino non è al sicuro dai ladri notturni. Che ironia: in un'epoca in cui tutti parlano di sicurezza e telecamere, qualcuno riesce ancora a sottrarre una statuina di resina da un presepe. Viene da chiedersi se questi moderni Erode abbiano almeno la creatività dei loro predecessori biblici, o se si limitino a rivendere il bottino su qualche mercatino dell'usato con la dicitura "vintage religioso".

Il fatto che non sia la prima volta - nel 2023 sparì la statuina di don Lino Galavotti - suggerisce l'esistenza di una vera e propria specializzazione criminale nel settore sacro-natalizio. Forse dovremmo istituire un corso di laurea in "Furto di simboli religiosi" o, più pragmaticamente, dotare i presepi di sistemi antifurto. Immaginate: "Attenzione, Gesù Bambino sotto sorveglianza elettronica".

Dall'amaro al dolce, ecco che il tennis carpigiano ci offre un contrappunto edificante. I Carpi Sport Award celebrano non solo i campioni ma soprattutto i valori, quelli veri, quelli che non si rubano nella notte. Rebecca Pedrazzi e Fabio Bompani, con la loro visione di uno sport che guarda oltre il risultato, dimostrano che esiste ancora chi sa costruire comunità invece di depredarle.

Il Trofeo Transtir e la festa all'oratorio di Limidi raccontano una Carpi diversa, dove 120 tennisti si ritrovano per celebrare non solo chi vince ma chi cresce, chi migliora, chi porta valori. Mentre qualcuno ruba statuine, altri costruiscono futuro. Il contrasto non potrebbe essere più stridente, né più eloquente.

La domenica della memoria e della tradizione si è dipanata tra il Grande Presepe di San Possidonio e le commemorazioni dei fratelli Cervi. Ironia della sorte: mentre si celebrava la memoria di chi ha dato la vita per la libertà, qualcuno utilizzava quella stessa libertà per compiere piccoli atti di vandalismo. Chissà cosa penserebbero i sette fratelli di questa deriva etica che trasforma persino il Natale in un'occasione di microcriminalità.

Eppure, c'è qualcosa di profondamente carpigiano in questa giornata: la capacità di tenere insieme il tragico e il comico, il sacro e il profano, la memoria storica e la cronaca spicciola. Una comunità che sa piangere per una statuina rubata e gioire per un rovescio ben riuscito, che commemora i martiri e premia chi migliora il proprio diritto, dimostra una vitalità che nessun ladro notturno potrà mai sottrarre.

Carpi, in fondo, è questa: una città che sa essere grande anche nelle piccole cose, che trova nella quotidianità le ragioni per credere ancora nella bellezza dell'essere comunità. Anche quando qualcuno, nella notte, cerca di rubarcela un pezzo alla volta.



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