L'acqua che scende dal soffitto del Pronto Soccorso del Santa Maria Bianca, cinque ambulanze che si guastano nell'arco di tre giorni, operatori allo stremo. No, non è l'incipit di un romanzo distopico, ma la cronaca di questi giorni nell'Area Nord della nostra provincia. Una situazione che Nicola Maria Russo, segretario della UIL FPL di Modena e Reggio Emilia, non esita a definire allarmante.
L'allagamento che non doveva esserci
Mercoledì scorso, al
Santa Maria Bianca di Mirandola, si è rotta una tubatura nel corridoio del Pronto Soccorso. L'acqua ha invaso pavimenti e controsoffitti, costringendo il personale a improvvisare percorsi alternativi mentre i tecnici correvano ai ripari. L'
AUSL assicura che non ci sono stati disagi per pazienti e operatori, che l'intervento è stato tempestivo e che oggi tutto tornerà alla normalità. Una versione dei fatti che il sindacato accoglie con scetticismo. Per
Russo questo episodio è solo la punta dell'iceberg di una situazione che da anni necessita di interventi strutturali mai arrivati.
Il calvario delle ambulanze
Ma l'acqua dal soffitto non è che l'ultimo dei problemi. In sole 72 ore, ben
cinque ambulanze del distretto di Mirandola sono finite fuori servizio per guasti. Una di queste si è fermata addirittura durante un trasporto d'emergenza, costringendo l'equipaggio a chiamare rinforzi. "La flotta è in condizioni critiche", tuona il sindacalista, che da tempo denuncia lo stato precario dei mezzi di soccorso. Una danza macabra di sostituzioni e riparazioni che mette a rischio la sicurezza di tutti: pazienti, operatori, cittadini.
Il peso del passato
L'
AUSL cerca di minimizzare, parlando di "flessibilità della rete provinciale" e di interventi tempestivi. Ma per la
UIL il problema è più profondo e affonda le radici in anni di gestione miope. "Le precedenti direzioni aziendali hanno lasciato accumulare problematiche manutentive e strutturali che oggi pesano come un macigno", accusa
Russo. Una situazione che ricorda quella della
Centrale di Sterilizzazione di Carpi, altro fronte caldo già segnalato dal sindacato senza ottenere risposte concrete. Come se la manutenzione ordinaria fosse un lusso e non una necessità.
L'esodo silenzioso
Ma dietro tubi che scoppiano e ambulanze che si fermano c'è una tragedia ancora più grande: la fuga del personale sanitario. Turni massacranti, ferie negate, carichi di lavoro insostenibili spingono medici e infermieri a cercare fortuna altrove. Nel privato o, peggio, all'estero. La ricerca web conferma questo dato preoccupante: solo nell'
Azienda USL di Modena mancano almeno 280 infermieri, con situazioni critiche proprio nei distretti di
Mirandola, Carpi e Pavullo. Una emorragia di competenze che rischia di compromettere l'intero sistema sanitario pubblico.
Una nuova speranza?
La
UIL non nasconde le difficoltà ma guarda con attenzione alla nuova direzione aziendale, chiedendo "di compiere ogni sforzo per accelerare le tempistiche di ripristino". È un appello accorato quello del sindacato: servono soluzioni stabili, non più rattoppi dell'ultimo minuto. Perché la salute dei carpigiani e di tutti i cittadini dell'Area Nord non può dipendere dalla fortuna o dall'improvvisazione. Servono fatti, non parole. E servono presto, prima che l'emergenza diventi davvero routine. .