Carpi ha la sua spina nel fianco, e si chiama Biscione. Quel serpentone di cemento che si snoda in via Unione Sovietica, con i suoi 780 abitanti stretti in appartamenti che hanno visto giorni migliori, continua a rappresentare il simbolo di un disagio che la politica promette di curare ma che, puntualmente, si arena tra annunci roboanti e silenzi imbarazzanti. Annalisa Arletti, consigliere regionale e capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Comunale a Carpi, non le manda a dire. Con Ferdinando Pulitanò, collega regionale del suo partito, ha portato la questione direttamente in Regione Emilia-Romagna attraverso un'interrogazione che suona come un atto d'accusa: "Dopo gli annunci roboanti in campagna elettorale, il progetto di riqualificazione è completamente fermo. Questa situazione è il simbolo di una politica che promette tanto, ma realizza poco". Il progetto di rigenerazione urbana del complesso condominiale era stato presentato nel 2020 dall'allora sindaco Alberto Bellelli come una delle operazioni più ambiziose mai tentate a Carpi. Nove milioni di euro il budget iniziale - cinque dalla Regione, quattro tra Comune e Acer - per trasformare quello che tutti chiamano semplicemente "il Biscione" in un modello di integrazione sociale. L'idea era suggestiva: 55 appartamenti su 80 acquisiti da Acer, servizi al piano terra, residenze protette, spazi per giovani coppie. Insomma, il sogno di trasformare un'area di degrado in un laboratorio di convivenza. Ma i sogni, si sa, al risveglio spesso si dissolvono. E oggi la realtà racconta di fondi regionali dai contorni incerti, di costi lievitati come il pane in forno, di un'amministrazione che, secondo l'opposizione, scarica ogni responsabilità sul Superbonus e sul Governo centrale. "I cittadini non vivono di scuse, vogliono vedere risultati", taglia corto la Arletti. A rincarare la dose ci pensa Federica Carletti, presidente del circolo carpigiano di Fratelli d'Italia e consigliere comunale, che non usa giri di parole: "Il Biscione è il simbolo del degrado urbano di Carpi. I cittadini meritano di sapere quanti soldi sono stati spesi dal Comune per l'acquisto degli appartamenti e che fine hanno fatto le risorse". Una richiesta di trasparenza che suona come un ultimatum politico. La foto d'archivio che accompagna la notizia racconta una storia nella storia: Federica Carletti, il senatore Michele Barcaiuolo, la sottosegretaria agli Interni Wanda Ferro e Annalisa Arletti che visitano il Biscione durante la campagna elettorale del 2024. Un sopralluogo che oggi assume il sapore amaro delle promesse non mantenute. Nell'interrogazione regionale, i due consiglieri di Fratelli d'Italia chiedono chiarezza sui numeri: qual è l'effettivo importo del contributo regionale? Le risorse sono state davvero impegnate o erogate? E soprattutto, quali azioni concrete si intendono intraprendere per uscire da questo stallo? Domande legittime per un'area che da anni convive con "criticità strutturali, sociali e di sicurezza", come la definisce la stessa Arletti. Il Biscione non è solo una questione urbanistica, è lo specchio di una città che fatica a trovare soluzioni durature per le sue periferie più complesse. Ora la palla passa alla Giunta regionale, chiamata a rispondere a chi le chiede conto di promesse che rischiano di rimanere sulla carta. E ai carpigiani non resta che aspettare, ancora una volta, che la politica trasformi le parole in fatti concreti. Perché il Biscione, con la sua mole silenziosa e la sua storia travagliata, continua a essere lì, testimone immobile di speranze rimandate e di una riqualificazione che sembra più un miraggio che una realtà in costruzione.