Il Caos come Cura: Carpi e il Festival della Filosofia Guardano al 2026


Il Caos come Cura: Carpi e il Festival della Filosofia Guardano al 2026
Il Festival della Filosofia ha scelto la sua parola per il 2026, e non poteva essere più appropriata ai tempi che viviamo: Caos. Dal 18 al 20 settembre dell'anno prossimo, le piazze di Carpi, Modena e Sassuolo torneranno a riempirsi di pensatori pronti ad affrontare "di petto" - come ha dichiarato il direttore Daniele Francesconi - un mondo che sembra aver smarrito ogni bussola. Non si tratta di una scelta provocatoria fine a se stessa, ma di un invito al realismo intellettuale che dovrebbe caratterizzare ogni discorso pubblico degno di questo nome. Come ha spiegato Barbara Canevari del Comitato scientifico, l'obiettivo è "verificare con realismo" quella "visione ottimistica e edulcorata" del presente che troppo spesso maschera guerre atroci, crisi identitarie profonde e il crollo dei valori di riferimento.

Il Successo dell'Edizione 2025

Mentre si guarda al futuro, i numeri dell'edizione appena conclusa parlano chiaro: 100mila presenze stimate per le sole 56 lezioni magistrali, parte di un programma che ha toccato i 150 appuntamenti totali. "Quasi il tutto esaurito" nelle tre città, come ha confermato il sindaco di Modena Massimo Mazzetti, a testimonianza di una fame di pensiero critico che attraversa tutte le generazioni. Particolarmente significativa la massiccia partecipazione di giovani e studenti provenienti da tutta Italia - un dato che dovrebbe far riflettere chi continua a dipingere le nuove generazioni come disinteressate ai temi profondi dell'esistenza.

Carpi al Centro del Pensiero Critico

Per Carpi, città che da un quarto di secolo ospita questo straordinario esperimento di democratizzazione della filosofia, l'annuncio del tema 2026 suona come un riconoscimento della propria vocazione a non voltarsi dall'altra parte di fronte alla complessità del reale. "Solo attraversando e prendendo coscienza del Caos si può avviare una rigenerazione", ha sottolineato Canevari. Una lezione che i cittadini carpigiani conoscono bene, avendo vissuto sulla propria pelle momenti di autentico sconvolgimento - dal sisma del 2012 alle trasformazioni economiche e sociali degli ultimi decenni. Il Festival continua così a rappresentare non solo un momento di riflessione collettiva, ma un laboratorio di resistenza intellettuale contro la banalizzazione del dibattito pubblico. In tempi di slogan e risposte facili, Carpi si conferma una delle poche piazze d'Italia dove il pensiero complesso trova ancora cittadinanza. Un appuntamento con il Caos, dunque, che paradossalmente promette di essere l'ennesima dimostrazione di come l'ordine del pensiero critico possa emergere proprio dal coraggio di guardare in faccia la realtà, senza sconti né compromessi.
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