Il dibattito su Aimag continua a far discutere nelle redazioni e nei caffè delle nostre Terre d'Argine, ma stavolta a finire sotto i riflettori sono le crepe che attraversano il Partito Democratico locale. Una situazione che, se non fosse seria, avrebbe del surreale: il Pd che si divide su una questione che dovrebbe unire, almeno teoricamente, chi condivide la stessa sigla politica. La vicenda è nota: la maggior parte dei Consigli comunali del territorio ha approvato l'accordo per il futuro di Aimag, con voti trasversali che hanno visto insieme centrodestra e centrosinistra. Il Pd delle Terre d'Argine ha espresso il suo sostegno all'operazione, ma con un particolare non da poco: Federico Fieni, segretario Pd di Novi, si è tirato fuori dalla dichiarazione comune. Il motivo è presto detto: a Novi, come a Mirandola, i democratici siedono sui banchi dell'opposizione e non hanno sostenuto la proposta della Giunta Diacci. Una posizione che stride con quella dei compagni di partito di Carpi, Campogalliano e Soliera, dove il Pd governa e ha votato compatto per l'accordo. Il risultato? Una babele politica che fa riflettere sulla coerenza delle scelte e sulla tenuta dei rapporti interni al partito. Non se la passa meglio Annalisa Arletti di Fratelli d'Italia, che preferisce sorvolare sul fatto che il suo collega di partito mirandolese ha votato a favore dell'accordo, concentrandosi piuttosto sull'attacco al Pd e su una gestione di Aimag che considera "cosa loro". Più interessanti le parole dei due sindaci che hanno avuto il coraggio di dire "no" all'accordo: Sauro Borghi di San Prospero e Stefano Venturini di Cavezzo. Entrambi, pur provenendo da schieramenti diversi, non si pavoneggiano per la sentenza della Corte che ha dato loro ragione. Al contrario, invitano a "ripartire da capo": azzerare il Consiglio di Amministrazione, ricostruire il patto di sindacato e analizzare con serietà tutte le alternative possibili, sempre nell'ottica di mantenere il controllo pubblico dell'azienda. Una lezione di pragmatismo che dovrebbe far riflettere chi, invece di pensare al bene comune, continua a giocare a scacchi con le poltrone e le appartenenze di partito. Perché alla fine, cari lettori, Aimag è patrimonio di tutti noi cittadini, non solo di chi ha la tessera del partito giusto al momento giusto.