Il coraggio che spezza le catene: quando il piccolo Carpi imprigiona l'Ascoli delle meraviglie


Il coraggio che spezza le catene: quando il piccolo Carpi imprigiona l'Ascoli delle meraviglie

Che bello quando il calcio diventa un film e il Cabassi si trasforma nel teatro di una piccola ma grande impresa. Sabato sera, sotto le luci di RaiSport, il nostro Carpi ha dimostrato che il cuore batte forte anche nelle sere di ottobre, quando il vento comincia a farsi tagliente e i sogni sembrano più fragili. È stata una di quelle partite che raccontano molto di più del risultato finale, quel pareggio 1-1 che lascia un retrogusto amaro ma anche la consapevolezza di aver guardato negli occhi una delle squadre più in forma del girone senza mai abbassare lo sguardo. L'Ascoli era arrivato al Cabassi con la boria di chi non perde da sei partite, con 500 tifosi al seguito e quella difesa che faceva paura a mezza Europa - la migliore di tutti i campionati professionistici del continente, per la precisione. Ma il calcio, si sa, ha le sue leggi misteriose. Mister Cassani aveva preparato la serata come un orologiaio svizzero: un 3-5-2 già collaudato ad Arezzo, con Cortesi accanto a Stanzani e Casarini a dettare i tempi a centrocampo. Il piano era chiaro: mordere l'erba il più vicino possibile alla porta avversaria, con quella pressione alta che sa di provincia operosa, di gente che non regala niente e che ogni pallone se lo va a sudare. E per un'ora abbondante ha funzionato da dio. Il Carpi di questa sera aveva l'impudenza dei giovani innamorati: Cortesi e Casarini si scambiavano palla e posizioni sulla sinistra come due che si conoscono da una vita, mentre Vitale, il portiere dell'Ascoli, si ritrovava a parare su tutto quello che gli capitava a tiro. Tre occasioni in un quarto d'ora, poi il forcing continuo che ha fatto venire il mal di testa agli avversari. Ma il calcio, dicevamo, ha le sue leggi. E all'80', quando tutto sembrava destinato a rimanere in equilibrio, è arrivato il lampo: Cortesi che lavora palla al limite, Stanzani che calcia e Sall, entrato dalla panchina con la fame di chi vuole lasciare il segno, che devia in rete. Per la prima volta in stagione, quella difesa marchigiana capitolava in trasferta. Il Cabassi è esploso in un boato che si è sentito fino alla Sagra, ma il calcio, si sa, non perdona mai chi canta vittoria troppo presto. All'89', quando i cronometri segnavano già il triplice fischio nella testa di tutti, Rizzo Pinna ha spento i sogni con un gol che sa di beffa del destino. Un batti e ribatti in area, una conclusione che trova l'angolo giusto e il pareggio che toglie il sapore della vittoria ma non cancella la sostanza di una serata che ha mostrato quanto di buono sta crescendo in questa squadra. Resta l'amaro per quel fuorigioco di Rizzo Pinna che solo l'arbitro non ha visto, per quelle proteste della panchina biancorossa che sono cadute nel vuoto come spesso succede quando sei piccolo e dall'altra parte ci sono le big. Ma resta soprattutto la consapevolezza che questo Carpi, sotto la guida attenta di Cassani, sta trovando un'identità precisa, fatta di coraggio, organizzazione e quel pizzico di incoscienza che serve sempre per credere nelle imprese. Perché alla fine, cari lettori dell'Ombra del Portico, il calcio è anche questo: la bellezza di chi non si arrende, di chi prova a giocare la propria partita anche quando tutto sembra dire che non hai speranze. E questa sera, per 89 minuti, i nostri ragazzi hanno dimostrato che sognare non costa niente, anche quando poi la realtà ti richiama all'ordine con la durezza di un gol all'ultimo respiro.

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