Il dolore che unisce: Carpi piange i tre eroi caduti nel Veronese


Il dolore che unisce: Carpi piange i tre eroi caduti nel Veronese

Anche dalle nostre parti, davanti alla caserma di via Carlo Sigonio, i fiori hanno parlato quando le parole non bastavano. Ieri, nel giorno dei funerali di Stato, Modena e tutta la provincia – compresa la nostra Carpi – hanno reso omaggio a Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, i tre carabinieri morti nell'esplosione di Castel d'Azzano, nel Veronese. Una tragedia che ha scosso l'Italia intera, ma che qui da noi ha trovato quella risposta umana che ancora sa distinguerci. Perché quando cadono i nostri carabinieri – quelli che ogni giorno vegliano sulla nostra sicurezza, che conosciamo per nome e che incontriamo al bar la mattina prima del servizio – è come se perdessimo dei familiari. Il colonnello Lorenzo Ceccarelli, comandante provinciale dell'Arma a Modena, ha voluto ringraziare pubblicamente tutti noi cittadini. "I diversi omaggi floreali deposti davanti alla caserma e presso tutti i reparti dipendenti – dalle Compagnie di Sassuolo, Carpi e Pavullo alle singole Stazioni – accompagnati da parole di affetto e di profonda solidarietà, hanno rappresentato un segno tangibile dell'unità che ci lega ai nostri carabinieri", ha dichiarato con evidente commozione. E pensare che questi tre uomini – Marco Piffari, 56 anni, luogotenente di Taranto trapiantato nel Padovano; Valerio Daprà, 56enne bresciano che lascia due figli; Davide Bernardello, appena 36 anni di Camposampiero – erano partiti per quella che doveva essere un'operazione di routine. Uno sgombero, niente più. Invece si sono trovati di fronte a una trappola mortale: un'esplosione causata da gas e benzina, orchestrata – secondo gli inquirenti – da Maria Luisa Ramponi e dai suoi fratelli Franco e Dino. I funerali di Stato si sono celebrati nella basilica di Santa Giustina a Padova, con le massime autorità dello Stato: il presidente Mattarella, la premier Meloni, i presidenti di Senato e Camera La Russa e Fontana. Tre bare avvolte nel tricolore, un picchetto d'onore, e il silenzio rispettoso di una nazione che sa ancora riconoscere i suoi eroi. Piffari era il veterano del gruppo, arruolato nel 1987, "il punto fermo" come lo descrivevano i colleghi. "Sempre calmo, sempre lucido. Con lui ti sentivi al sicuro". Daprà, generoso fino all'ultimo, "il primo a offrirsi per le missioni più difficili". Bernardello, il più giovane, arruolato nel 2014, "aveva davanti a sé una carriera brillante", ricordano commossi i superiori. Storie di uomini normali che hanno scelto di servire lo Stato, di proteggere noi cittadini anche a costo della vita. E noi carpigiani lo abbiamo capito bene, depositando quei fiori davanti alla nostra Compagnia, stringendoci attorno ai nostri carabinieri in un abbraccio silenzioso ma eloquente. Perché in fondo, caro lettore, in questi momenti di dolore si misura la civiltà di un popolo. E la nostra risposta, spontanea e sincera, dimostra che siamo ancora capaci di gratitudine verso chi veglia su di noi mentre noi dormiamo tranquilli nelle nostre case.

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