Il doppio no della Corte dei Conti all'affare Aimag-Hera


Il doppio no della Corte dei Conti all'affare Aimag-Hera

Dopo Bologna, anche Milano dice no: la Corte dei Conti lombarda ha bocciato l'accordo tra Aimag e Hera, regalando un secondo schiaffo a un'operazione che sembrava blindata ma che si sta rivelando un castello di carte al vento. Non che servisse un'ulteriore dimostrazione, ma la Sezione lombarda della Corte dei Conti ha voluto dire la sua, chiamata in causa da uno dei comuni soci mantovani di Aimag. E il verdetto è stato impietoso quanto quello dei colleghi bolognesi: l'accordo che doveva sposare la multiutility carpigiana con il colosso emiliano non convince proprio nessuno. I giudici contabili lombardi hanno usato toni meno severi rispetto ai colleghi di Bologna, ma la sostanza non cambia di una virgola. L'accordo, spiegano, "non si intravvede la compatibilità con le finalità del Comune mantovano". Tradotto: non si capisce che vantaggio ne avrebbe il territorio. Come se non bastasse, mancano "sufficienti ragioni di convenienza economica e sostenibilità finanziaria" - e qui qualche sindaco dovrebbe iniziare a preoccuparsi sul serio. Ma il colpo di grazia arriva su due fronti che fanno tremare i polsi: l'operazione non migliorerebbe "efficienza, efficacia ed economicità dell'azione amministrativa" (praticamente l'abc di qualsiasi operazione pubblica che si rispetti), e soprattutto quei famosi 250 milioni di euro promessi da Hera per sostenere il piano industriale di Aimag "non sono compatibili con le norme europee in materia di aiuto dello Stato alle imprese". Un boccone amaro per chi aveva scommesso tutto su quest'operazione. E mentre la politica locale si interroga sulle prossime mosse, c'è già chi, come Simone Morelli di Azione, chiede a gran voce le dimissioni del Cda di Aimag. Perché quando due sezioni diverse della Corte dei Conti ti dicono che l'affare non sta in piedi, forse è il caso di fermarsi e riflettere. La domanda che aleggia ora sui palazzi del potere carpigiano è semplice: dopo due bocciature così nette, cosa resta di un accordo che doveva essere la salvezza di Aimag? E soprattutto, chi si prenderà la responsabilità di spiegare ai cittadini come si è arrivati a questo punto?

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