All'ospedale Ramazzini di Carpi soffia un vento di modernità che sa di futuro. Nella nuova ala del Pronto Soccorso, dove ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte, è stata installata una macchina che promette di rivoluzionare il modo di fare diagnosi: il Sistema di Tomografia Computerizzata Somatom go Top della Siemens. Non si tratta della solita TAC che magari avete già incontrato durante qualche controllo medico. Questa è diversa, più furba, se così possiamo dire. Ha un cervello elettronico che pensa, analizza e decide. Ma non temete: non siamo ancora arrivati al punto in cui le macchine sostituiranno i nostri bravi medici carpigiani. Il dottor Raffaele Sansone, direttore della Radiologia dell'ospedale carpigiano, ci spiega con l'entusiasmo di chi ha tra le mani uno strumento che può davvero cambiare le cose: "Questo modello di TAC combina flessibilità operativa con un'elevata qualità di imaging grazie alle funzionalità intelligenti integrate". Tradotto dal medichese: fa foto più belle e più precise, adattandosi a ogni singolo paziente come un sarto che confeziona un abito su misura. La vera magia sta nella funzione Fast Planning, un sistema che riconosce automaticamente le parti del corpo da esaminare. Immaginate di dover fare una TAC al torace: la macchina "guarda" lo scanogramma - quella prima immagine veloce che serve da mappa - e capisce da sola dove deve concentrare la sua attenzione. È come avere un assistente molto attento che sa già cosa cercare prima ancora che glielo diciate. Ma attenzione: non stiamo parlando di fantascienza. Come tiene a precisare il dottor Sansone, "questo non sostituisce in tutto il tecnico di radiologia che rimane il supervisore della procedura". L'uomo resta al comando, la macchina lo aiuta. È un po' come guidare un'auto moderna: il navigatore vi suggerisce la strada, ma siete sempre voi a tenere il volante. I vantaggi per chi si trova al Pronto Soccorso - magari dopo un incidente, con l'ansia che sale e il tempo che sembra non passare mai - sono tangibili. Meno attesa, più precisione, più attenzione umana. Perché se la macchina fa il lavoro di routine più velocemente, il tecnico può dedicare più tempo a quello che conta davvero: prendersi cura del paziente. In un'epoca in cui sentiamo spesso parlare di intelligenza artificiale che ci spaventa, qui al Ramazzini ci mostrano come la tecnologia possa essere alleata della medicina, non sua rivale. Una lezione di buon senso che arriva proprio da casa nostra, da quei corridoi dell'ospedale che tanti carpigiani conoscono fin troppo bene. Chissà cosa avrebbe detto Bernardino Ramazzini, il grande medico del Seicento che dà il nome al nostro ospedale, vedendo queste macchine pensanti. Probabilmente avrebbe sorriso, riconoscendo in questa innovazione lo stesso spirito che lo animava: mettere sempre il paziente al centro, usando tutti gli strumenti disponibili per curarlo meglio.
Il futuro della diagnostica arriva al Ramazzini: quando l'intelligenza artificiale incontra la cura del paziente