Il Mattatoyo spegne 44 candeline: resistenza culturale che vince


Il Mattatoyo spegne 44 candeline: resistenza culturale che vince
La matematica è chiara e fa impressione: oltre 500 eventi in tre anni di pura autogestione. Il Circolo Arci Mattatoyo di Carpi non solo è sopravvissuto alla sfida dell'indipendenza totale, ma ha prosperato come un organismo vivace e vitale nel cuore della nostra città.

Un compleanno che sa di vittoria

Mercoledì 24 dicembre, mentre molti si preparano alla Vigilia, il circolo di via Rodolfo Pio 4 festeggerà i suoi 44 anni con quella che ormai è diventata una tradizione: porte aperte, musica e la solita, irresistibile atmosfera che ha fatto del Mattatoyo un punto di riferimento per generazioni di carpigiani. Chiara Buldrini, presidente di questa avventura umana prima ancora che culturale, guarda al futuro con l'ottimismo di chi ha già dimostrato che l'impossibile è solo una questione di prospettiva. Il 2026 si prospetta ricco di novità, con nuove collaborazioni in cantiere e l'ambizione di consolidare quelle pratiche di mutualismo che hanno reso questo spazio unico nel panorama culturale della nostra provincia.

I numeri di una resistenza vincente

Dal 2022, quando il collettivo ha scelto la strada impervia dell'autogestione, le cifre raccontano una storia di successo che fa invidia a molti spazi culturali sovvenzionati. Oltre 200 concerti live e 250 djset hanno animato le serate carpigiane, ospitando anche artisti internazionali in una cornice intima che solo il Mattatoyo sa offrire. Ma i numeri non sono tutto: sette spettacoli teatrali, ventitré festival e rassegne, decine di presentazioni di libri e proiezioni di docufilm. E poi quei corsi di teatro che hanno permesso a tanti giovani di scoprire talenti nascosti, in un clima di accoglienza che è la vera ricchezza di questo luogo.

Cultura che fa la differenza

Il Mattatoyo non si è limitato a riempire serate vuote. Ha scelto di essere parte attiva del tessuto sociale, organizzando raccolte fondi per le popolazioni colpite dalle alluvioni in Romagna, sostenendo il collettivo di fabbrica Gkn e diventando punto logistico per la Global Sumud Flotilla. Una scelta politica nel senso più nobile del termine: fare cultura significa anche prendersi cura della propria comunità. La collaborazione consolidata con il Festival Filosofia e la Festa del Racconto dimostra come questo spazio autogestito riesca a dialogare con le istituzioni senza perdere la propria identità ribelle e indipendente.

La rete che sostiene il sogno

L'elenco delle collaborazioni del Mattatoyo legge come un almanacco dell'impegno sociale: Non Una di Meno, Centro Antiviolenza Vivere Donna, Mediterranea, Croce Rossa. E ancora Carpi Antifascista, I Violenti Piovaschi e tante altre realtà che trovano in questo circolo un alleato naturale. È la dimostrazione che il modello Arci funziona ancora, anzi, funziona meglio che mai quando è sostenuto dalla passione di chi crede che la cultura debba essere accessibile a tutti. Quasi tutti gli eventi sono infatti a ingresso gratuito, una scelta che in tempi di tagli e aumenti suona come una piccola rivoluzione quotidiana.

Il "third place" che Carpi meritava

Sociologi e urbanisti parlano di "third place" per definire quegli spazi pubblici non commerciali dove si costruisce comunità. Il Mattatoyo è esattamente questo: un luogo dove si va non per consumare ma per condividere, dove i mercatini dell'usato convivono con i gruppi di lettura e le iniziative sulla salute mentale. In un'epoca in cui ogni metro quadro deve produrre profitto, il Mattatoyo dimostra che esistono alternative concrete alle logiche del mero guadagno. E che queste alternative non solo sopravvivono, ma prosperano quando sono sostenute da una comunità che ci crede.

Lo sguardo pragmatico di chi ce l'ha fatta

Tre anni fa, quando il collettivo ha scelto l'autogestione, in molti hanno storto il naso. Come si fa a mandare avanti uno spazio culturale senza sovvenzioni, senza sponsor, solo con il lavoro volontario? La risposta è nei fatti: si fa con decine di volontarie e volontari che garantiscono programmazione, accoglienza e manutenzione. È una lezione di realismo che dovrebbe far riflettere tutti coloro che parlano di sostenibilità culturale. Il Mattatoyo ha dimostrato che quando c'è passione vera e una comunità che sostiene, anche i sogni più ambiziosi possono diventare realtà quotidiana. Mentre molti spazi culturali chiudono o faticano a sopravvivere, questo circolo carpigiano guarda al futuro con la serenità di chi ha trovato la ricetta giusta: autogestione, trasparenza, radici nel territorio e porte sempre aperte. Una ricetta che, a quanto pare, funziona meglio di tanti business plan.
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