Carpi può finalmente iniziare a immaginare il suo nuovo ospedale. All'auditorium San Rocco, con il governatore
Michele de Pascale in prima fila, è stata scritta una pagina importante per la sanità della nostra città. Non è ancora l'ora dei festeggiamenti - l'orizzonte resta il
2033 - ma almeno ora sappiamo che la strada è tracciata.
Il piano della Regione: addio al sogno dell'ospedale unico
Il governatore
de Pascale ha messo subito in chiaro una cosa: l'idea dell'ospedale "baricentrico" tra Carpi e Mirandola è definitivamente tramontata. Al suo posto nasce un progetto di "integrazione" e "sinergie" tra il
Ramazzini e il
Santa Maria Bianca di Mirandola. Una scelta pragmatica, forse inevitabile, che punta a valorizzare entrambe le strutture invece di crearne una sola. "L'integrazione tra gli ospedali di medie dimensioni diffusi sul territorio regionale è l'unica strategia possibile per difendere il sistema sanitario pubblico", ha spiegato il governatore. Una filosofia che sa tanto di necessità quanto di buonsenso: meglio due ospedali che si parlano che uno solo che non si riesce a costruire.
I prossimi passi: manifestazioni di interesse e acquisizioni
Il sindaco
Riccardo Righi ha annunciato tre novità concrete. La prima: l'imminente accordo per acquisire le aree dove sorgerà il nuovo
Ramazzini. La seconda: la pubblicazione dell'avviso per le "manifestazioni di interesse" rivolto alle aziende che potrebbero costruire l'opera in partenariato pubblico-privato. La terza: l'accordo tra i sindaci dei distretti di Carpi e Mirandola per lavorare insieme. Il progetto vale
57 milioni di euro di fondi pubblici, che si sommano ad altri finanziamenti pubblici e privati. L'avviso dovrebbe permettere di individuare entro l'estate prossima il soggetto che realizzerà l'opera. Il direttore generale dell'Ausl,
Mattia Altini, ha confermato che i lavori dovrebbero concludersi nel
2033.
Mirandola non resta a guardare
Anche il
Santa Maria Bianca di Mirandola avrà la sua parte. La sindaca
Letizia Budri ha parlato di "fase nuova" per la sanità dell'area nord modenese. Per l'ospedale mirandolese sono previsti già dal prossimo anno importanti investimenti per la riqualificazione e il potenziamento. "Non possiamo continuare ad avere sovrapposizioni e inefficienze", ha sottolineato
Altini. "Servono strutture a forte innovazione clinica, tecnologica e organizzativa che si integrino tra loro". Un approccio che promette di valorizzare le specificità di ciascun presidio invece di creare doppioni costosi.
Le ombre sui conti
Ma non tutto è rose e fiori. Il presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Modena,
Massimo Mezzetti, ha messo il dito nella piaga: "La situazione attuale fotografa un aumento dei costi del sistema del 3,6 per cento a fronte di una crescita di finanziamenti limitata all'1,4". Tradotto: i soldi scarseggiano sempre di più, mentre i bisogni crescono. È la solita storia italiana: grandi progetti e poche risorse. Ma almeno stavolta sembra che la volontà politica ci sia davvero. E per noi carpigiani, che da anni aspettiamo un ospedale degno di questo nome, è già qualcosa. Ora non resta che aspettare. Il
2033 sembra lontano, ma dopo anni di attesa e false partenze, almeno abbiamo una data certa. E la certezza che, prima o poi, il nuovo
Ramazzini diventerà realtà.