Un uomo di 98 anni che ha dedicato la vita a spingere lo sguardo oltre il cielo carpigiano, costruendo con le sue mani telescopi sempre più raffinati. Vittorio Rustichelli se ne è andato ieri, lasciando dietro di sé l'eredità di chi ha saputo trasformare una passione in una missione: insegnare ai giovani che l'universo non è poi così lontano, basta saperlo guardare. Per tutta la vita ha fatto il portalettere nelle nostre strade, ma il suo vero mestiere era quello di cacciatore di stelle. Da autodidatta, con quella curiosità che non conosce limiti d'età né di formazione, Rustichelli si era costruito un sapere che faceva invidia agli addetti ai lavori. Un genio dell'astrofisica nato per caso, o forse per quella stessa magia che fa brillare le stelle che tanto amava osservare. La sua casa in via San Giacomo era diventata negli anni una piccola stazione spaziale carpigiana. Nell'osservatorio ricavato nella propria abitazione aveva sistemato l'ultimo dei suoi telescopi, il più potente, quello che per anni ha attirato frotte di studenti curiosi di scoprire cosa si nascondesse oltre le luci della città. Perché questo era Vittorio: un uomo che credeva nella scienza democratica, quella che non sta chiusa nei laboratori ma si spalanca davanti agli occhi di chiunque abbia voglia di alzare la testa verso il cielo. Chi lo ha conosciuto ricorda la sua curiosità insaziabile, quella che lo spingeva a non fermarsi mai davanti agli ostacoli. Come quando, quasi vergognandosene, ci mostrò il suo esperimento più audace: una versione speciale del bilanciere di Newton, quelle sfere d'acciaio che si passano l'energia l'una con l'altra. Lui le aveva modificate con un ingegnoso sistema di riscaldamento, nel tentativo di creare il moto perpetuo. Sapeva di essere arrivato vicino al sogno dell'umanità, ma gli mancava quel qualcosa che forse nessuno troverà mai. "Non è ancora perfetto", diceva, con l'umiltà di chi sa che la scienza è fatta soprattutto di tentativi. La sua definizione di curiosità era poetica come un verso: "Mi piacerebbe arrivare al limite estremo dell'universo, se mai esista, e da lì gettare una lancia, per vedere dove va a finire". Ecco, Vittorio Rustichelli quella lancia l'ha lanciata ogni giorno, con i suoi telescopi, con la sua passione, con quel desiderio di condividere le meraviglie del cosmo con i ragazzini che bussavano alla sua porta. Domani, mercoledì 15 ottobre, alle 10, dalle camere ardenti dell'ospedale alla chiesa di San Nicolò, Carpi saluterà il suo ultimo esploratore dell'infinito. Un uomo che ci ha insegnato che non servono lauree o titoli per toccare le stelle: bastano la curiosità e quella stessa umiltà che ci fa sentire piccoli davanti all'universo, ma mai troppo piccoli per provare a comprenderlo. Alla figlia Daniela le più sentite condoglianze di tutta la nostra redazione.