È lunedì 27 ottobre e al Polo Culturale "Il Pico" di Mirandola succede qualcosa di speciale. Non è il solito giorno di inizio università, ma l'avvio di un progetto che sa tanto di futuro e di scommessa vinta. Unimore inaugura qui i suoi corsi di Bioingegneria per l'Innovazione in Medicina, portando l'alta formazione nel cuore del distretto biomedico che da decenni fa parlare di sé nel mondo. A tagliare il nastro, una bella squadra di amministratori e accademici: la sindaca Letizia Budri, il rettore Carlo Adolfo Porro, il presidente dell'Unione Comuni Claudio Poletti, la presidente della Commissione regionale Maria Costi e il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Francesco Vincenzi. Insieme a loro, il professor Jonathan Mapelli, che del corso è il referente per Unimore, e Giuliana Gavioli dell'ITS Biomedicale. Non è solo una cerimonia, ma il coronamento di un'alleanza che unisce Università di Modena e Reggio Emilia, Comune di Mirandola, Fondazione Cassa di Risparmio e Unione Comuni Modenesi Area Nord, con il sostegno prezioso della Regione Emilia-Romagna. Un vero patto territoriale per il futuro. Il corso di laurea magistrale, organizzato insieme alle università di Trento e Verona, ha sede amministrativa a Modena ma trova a Mirandola il suo terreno di coltura ideale. Afferisce al Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari": nomi che già dicono tutto della qualità dell'offerta formativa. Ma cosa rende speciale questo percorso? Forma professionisti che sanno fare da ponte tra il mondo dei medici e quello dei tecnici, figure sempre più richieste in un settore dove la tecnologia corre veloce quanto la ricerca. Diagnostica, terapia, dispositivi biomedici: un ventaglio di competenze che il territorio mirandolese conosce bene, tanto da aver fatto delle sue aziende un riferimento internazionale. I numeri parlano chiaro: le immatricolazioni sono cresciute del 95% nel 2025, un incremento che conferma quanto questa offerta formativa sia unica in Italia. Non è un caso: nasce dalla collaborazione virtuosa tra mondo accademico, enti locali e imprese del territorio. "Questo passo per noi ha un valore concreto, più che simbolico", sottolinea il rettore Carlo Adolfo Porro. "Significa portare la formazione universitaria in un territorio che da decenni rappresenta una realtà industriale e scientifica di primo piano". L'obiettivo è creare connessioni reali tra ricerca, impresa e didattica, perché gli studenti possano crescere in un contesto fertile, dove l'innovazione è di casa. La sindaca Letizia Budri non nasconde la soddisfazione: "È il frutto di una collaborazione virtuosa che con visione, impegno e senso di comunità ha reso possibile un progetto capace di coniugare formazione, ricerca e sviluppo". E aggiunge, con l'orgoglio di chi sa di aver centrato un obiettivo importante: "È un investimento sul futuro e sulle persone, un passo significativo per una comunità che crede nel sapere come motore di progresso". Francesco Vincenzi, dalla Fondazione Cassa di Risparmio, ricorda l'importanza strategica dell'investimento: "La qualità dei sistemi di educazione riveste un'importanza cruciale per lo sviluppo socio-economico dell'Area Nord di Modena". Parole che suonano come un manifesto per un territorio che ha fatto dell'eccellenza il suo marchio di fabbrica. Intanto, si lavora già al futuro: oltre alla convenzione con il Comune per gli spazi del Pico, è in definizione un accordo per utilizzare aule e laboratori dell'ITS Biomedicale. Un progetto che unisce università, formazione tecnica e sistema produttivo, creando quella rete di competenze che il distretto biomedico mirandolese aspettava da tempo. È così che Mirandola aggiunge un altro tassello al suo profilo di città dell'innovazione, dove impresa e sapere si danno la mano per scrivere il futuro della medicina e della tecnologia.
Il sapere arriva in città: Mirandola diventa campus dell'eccellenza biomedica