Integrazione vera, non slogan: la lezione del Rapporto Caritas-Migrantes


Integrazione vera, non slogan: la lezione del Rapporto Caritas-Migrantes

La Cooperativa Culturale Gioacchino Malavasi di Concordia sulla Secchia ha ospitato ieri la presentazione del XXXIV Rapporto Immigrazione Caritas–Migrantes, occasione per riflettere sui dati che fotografano un'Italia sempre più plurale ma ancora alle prese con sfide complesse nell'integrazione dei giovani stranieri. Maria Costi, consigliera regionale del Pd e presidente della Commissione Giovani dell'Emilia-Romagna, ha commentato i numeri emersi dal rapporto con una precisazione importante: "Questi dati non fotografano un problema etnico, ma sociale: povertà, esclusione, mancanza di opportunità". Le cifre presentate durante l'incontro, alla presenza del presidente del Festival della Migrazione Edoardo Patriarca, del presidente della cooperativa Paolo Negro, del curatore del rapporto Simone Varisco e del direttore del festival Paolo Seghedoni, raccontano una realtà a due facce. Da un lato, nel 2024 oltre 5.100 minori stranieri sono stati presi in carico dai servizi sociali per reati (il 23% del totale) e negli istituti penali per minorenni gli stranieri tra i 16 e i 17 anni rappresentano circa il 50% dei detenuti. Dall'altro emergono segnali positivi: minore dispersione scolastica alle superiori tra gli studenti con background migratorio rispetto agli italiani e risultati migliori nelle prove Invalsi di inglese. Lo sport si conferma fattore decisivo di inclusione, quando reso accessibile a tutti. "L'integrazione si costruisce con lavoro dignitoso, conoscenza della lingua italiana e consapevolezza dei diritti e doveri di cittadinanza", sottolinea Costi. "La scuola va rafforzata con classi equilibrate, mediatori e percorsi strutturati di italiano: non è ideologia, è buon senso". La consigliera regionale punta il dito contro la manovra governativa sulla sicurezza: "Fa acqua da tutte le parti: taglia strumenti utili, indebolisce i percorsi di integrazione e continua a scaricare sui sindaci responsabilità che competono allo Stato". Un problema che tocca da vicino i territori dell'Emilia-Romagna e le province come Modena, che mostrano numeri in crescita ma anche capacità di governo responsabile. Il tema della comunicazione emerge prepotente dai dati: nel 2024 solo il 2,3% delle notizie TV ha parlato di giovani e appena l'1,5% dei giovani dell'Italia plurale. Una sottorappresentazione che alimenta stereotipi e paure invece di raccontare una trasformazione già in atto. "L'Italia è già plurale e l'Emilia-Romagna continuerà a scegliere la strada della responsabilità", conclude Costi. "Per governare davvero il cambiamento servono investimenti in lavoro, scuola, sport e politiche di prossimità, non allarmi costruiti. Solo così si costruisce sicurezza vera e una comunità che non ha paura del futuro".

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