Tre anni fa una domanda provocatoria agitava i sonni della Bassa Modenese:
"Ma la Bassa è in grado?". Oggi, con il corso di laurea magistrale in
Bioingegneria per l'Innovazione in Medicina inaugurato lo scorso 27 ottobre presso il polo culturale
Il Pico di Mirandola, quella domanda ha trovato la sua risposta più bella: sì, la Bassa non solo è in grado, ma ha dimostrato di saper fare sistema quando serve.
La sfida lanciata nel 2022
Era il gennaio 2022 quando a Medolla, durante il convegno "Strategie e progetti per l'Area Nord Modenese", promosso dall'
Unione dei Comuni Modenesi Area Nord insieme a
Nomisma, venne lanciata un'idea tanto ambiziosa quanto necessaria: portare l'università nel cuore del distretto biomedicale.
Paolo Negro, oggi capogruppo del Gruppo 'Liste Civiche – PD' nell'Unione dei Comuni della Bassa Modenese, ricorda bene quei momenti e quella domanda che suonava come una sfida: la Bassa sarebbe stata davvero in grado di attrarre un corso universitario? L'interrogativo non era retorico. In un territorio che stava ancora facendo i conti con le difficoltà della governance dell'Unione e con l'uscita del Comune di Mirandola dalla stessa, l'idea di creare un ponte tra università e industria sembrava quasi un sogno.
Il distretto che vale un miliardo
Eppure, dietro a quel sogno c'erano numeri solidi. Il
distretto biomedicale di Mirandola conta oggi oltre 100 aziende che occupano circa 4.900 persone, per un volume d'affari stimato di circa un miliardo di euro. Un dato ancora più significativo: il 70% del fatturato arriva dall'export, testimoniando la qualità e l'innovazione di un settore che guarda al mondo. Il corso, organizzato congiuntamente dal
Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze con il
Dipartimento di Ingegneria "Enzo Ferrari" dell'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con le Università di Trento e Verona, rappresenta una risposta concreta alle esigenze di un settore in continua crescita.
L'eredità di Giulio Santagata
Nel ripercorrere questa storia di successo,
Paolo Negro non dimentica chi ha contribuito a disegnare questa visione.
Giulio Santagata, l'esperto che coordinò quel percorso di analisi con Nomisma, ci ha lasciati l'anno scorso, ma la sua eredità vive in progetti come questo. "Aveva una conoscenza unica delle dinamiche dei distretti industriali", ricorda Negro, "e affrontava le sfide con un pragmatismo visionario che aveva pochi eguali". Tra le sue idee, c'era anche quella di un
Centro sui Big Data in ambito sanitario, sempre a servizio del Distretto Biomedicale. Un progetto che ora, forte del successo del corso di laurea, potrebbe trovare nuova linfa.
Le sfide del futuro
Ma inaugurare è solo l'inizio. Il corso registra già "un numero confortante e in crescita di iscritti", ma ora serve costruire un ecosistema completo attorno a questa realtà.
Alloggi e mobilità sono le prime necessità, ma l'ambizione deve essere più ampia: creare un contesto attrattivo che convinca gli studenti non solo a studiare, ma anche a vivere nella Bassa Modenese.
Un modello per l'Italia
I dati nazionali del settore sono incoraggianti: secondo
Almalaurea, i laureati magistrali in Bioingegneria trovano lavoro entro 5 mesi dal conseguimento del titolo, con retribuzioni superiori alla media nazionale. Il 90% viene inserito nel mondo del lavoro con contratti a tempo indeterminato nel settore privato, e nel 63% dei casi può sfruttare in maniera elevata le competenze acquisite. Un settore, quello dei dispositivi biomedici, che in Italia vale
17,3 miliardi di euro e conta oltre 4.500 aziende con 118.000 occupati altamente qualificati. Un comparto dove l'
Emilia-Romagna si distingue come seconda regione per numero di occupati dopo la Lombardia.
La lezione della Bassa
"Sì, la Bassa è stata in grado", conclude
Paolo Negro nella sua lettera. "Lo ha dimostrato. Ma non basta fermarsi qui: occorre fare sistema con continuità, ambizione e concretezza". Una lezione che va oltre i confini del distretto biomedicale: quando un territorio sa unire le forze, guardare lontano e non arrendersi davanti alle difficoltà, può realizzare anche i sogni che sembravano impossibili. La Bassa Modenese lo ha dimostrato, trasformando una domanda provocatoria in una risposta concreta. E questa è solo l'inizio.