La grande opera che non si fa: tra Bretella e Cispadana, comandano sempre i soliti noti


La grande opera che non si fa: tra Bretella e Cispadana, comandano sempre i soliti noti
Trent'anni di chiacchiere, progetti aggiornati, rimaneggiati, rimessi in discussione. E alla fine, mentre tutti litigano sulla Bretella Campogalliano-Sassuolo, le uniche certezze rimangono sempre le stesse facce ai posti di comando. Una storia tutta emiliana, dove la politica si divide e i manager prosperano nell'immobilismo.

Il solito teatrino politico

Da una parte il Movimento Cinque Stelle che grida allo scandalo, definendo la bretella "un'opera inutile, costosa e distruttiva". Dall'altra Fratelli d'Italia di Modena che la considera "strategica per il distretto ceramico". In mezzo il Partito Democratico, che una posizione chiara non l'ha mai presa, navigando a vista tra alleati pentastellati e pressioni del territorio. L'ex sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha provato a fare il pragmatico: sì all'opera, ma con tutti i distinguo del caso. Progetto da aggiornare, diceva, perché parliamo di un'idea vecchia di vent'anni. E poi ci sono le interconnessioni con Sassuolo, il collegamento ferroviario Dinazzano-Marzaglia che aspetta ancora i soldi dal governo. Roba che fa venire il mal di testa solo a leggerla.

I pedaggi della discordia

Non bastassero le divisioni ideologiche, ci si mettono anche i caselli. AutoCS li vuole piazzare ovunque per riscuotere i pedaggi necessari a finanziare l'infrastruttura. I sindaci, ultimo quello di Modena, dicono no: penalizzeremmo i pendolari. Come se i pendolari del modenese non avessero già abbastanza problemi con il traffico quotidiano. Le ricerche confermano che il progetto è fermo dal 2014, quando la convenzione di concessione firmata tra Ministero e AutoCS non è mai diventata efficace. Motivo? I contributi pubblici superavano il 50% dell'investimento, violando i limiti normativi. Da allora è un ping-pong di rimodulazioni, delibere del CIPE, ratifiche della Corte dei Conti. Burocrazia pura.

L'ombra di Autobrennero

E qui entra in gioco il grande gioco delle concessioni autostradali. Autobrennero spa, che controlla il 51% di AutoCS, deve ancora vincere la gara europea per la concessione dell'A22. Se dovesse perdere, addio investimenti, addio Bretella, addio anche Cispadana. Il tutto dipende da una scadenza fissata al 30 giugno 2025, mentre i ricorsi al Tar del Lazio e alla Commissione Europea complicano ulteriormente il quadro. Nel frattempo, i costi sono lievitati come il pane in tempo di guerra: dai 175 milioni iniziali del 2001 si è arrivati a circa 700 milioni. L'inflazione dei materiali da costruzione, dicono. Ma anche trent'anni di rinvii qualche costo lo avranno pure.

I presidenti eterni

E così, mentre tutti discutono, litigano, si dividono su un'opera che dovrebbe collegare Campogalliano a Sassuolo in 20 chilometri di asfalto, le uniche certezze rimangono Emilio Sabbatini e Graziano Pattuzzi. Due vecchie volpi democristiane che presidiano rispettivamente Auto CS e Autostrada regionale Cispadana. In tanta bufera politica, loro rappresentano l'oasi di tranquillità nella continuità. Perché se c'è una cosa che gli emiliani sanno fare bene, è mantenere salde certe poltrone mentre tutto intorno cambia. O meglio, mentre tutto intorno fa finta di cambiare. Così, tra favorevoli, contrari e favorevoli con riserva, la Bretella rimane quello che è sempre stata: un sogno che genera stipendi, un progetto che alimenta dibattiti, un'opera che tutti vogliono e nessuno vuole davvero realizzare. Almeno finché ci sono presidenze da mantenere e gare da vincere.
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