In una delibera che ha il sapore della rivoluzione silenziosa, l'
AUSL di Modena ha deciso di prendere il toro per le corna. Il problema? Le liste d'attesa che si allungano come code domenicali al supermercato. La soluzione? Incentivare economicamente i
medici di medicina generale che nel 2025 manterranno le prescrizioni di esami specialistici entro una certa soglia. Un accordo che suona come una partita a scacchi dove ogni mossa conta, ma dove i pezzi in gioco sono le nostre vite.
La protesta di Fratelli d'Italia
Non ci stanno
Ferdinando Pulitanò e
Annalisa Arletti, consiglieri regionali di
Fratelli d'Italia. La prima, che è anche consigliere comunale proprio qui a Carpi, non usa mezzi termini: siamo di fronte a una "follia" che rischia di avere gravi ripercussioni sulla salute delle persone. E quando una carpigiana parla di follia in ambito sanitario, forse è il caso di drizzare le orecchie.
I rischi secondo l'opposizione
Pulitanò, vice capogruppo regionale del partito, mette il dito nella piaga: «Il tentativo di risolvere il problema dei ritardi nelle prestazioni promettendo soldi ai medici che ne prescriveranno meno è una follia». Un paradosso che farebbe sorridere se non fosse tremendamente serio: per ridurre le attese, riduciamo le prescrizioni. È un po' come dire che per risolvere il traffico togliamo le strade. Le prestazioni in questione non sono certo banali:
chirurgia vascolare, TAC, risonanze magnetiche, gastroscopie, colonscopie, pneumologia, urologia. Insomma, tutto quell'armamentario di esami che, per dirla senza giri di parole, possono salvarti la vita o almeno fartela vivere meglio.
Il nodo della fiducia
Annalisa Arletti centra un punto cruciale: il rischio che si mini la fiducia tra cittadino e medico. «Il medico, agli occhi del paziente, potrebbe assumere decisioni per andare nella direzione di percepire l'incentivo economico», osserva la consigliera carpigiana. E qui tocchiamo il cuore del problema: quando il denaro entra nell'equazione medica, anche il dubbio più piccolo può diventare un macigno sulla relazione di cura.
Le domande alla Regione
I due consiglieri non si limitano a criticare, ma interrogano la
Regione Emilia-Romagna con domande che suonano come un vero e proprio questionario di verifica. Era a conoscenza di questo accordo? Si è espressa in merito? Si pensa di estenderlo ad altre aziende sanitarie del territorio? Ma soprattutto, e qui sta il nocciolo della questione: sono stati valutati gli effetti sulla qualità delle cure e sull'appropriatezza clinica?
Pulitanò e
Arletti chiedono studi di impatto e analisi comparative per verificare se davvero gli incentivi economici migliorano l'appropriatezza prescrittiva.
Il confronto che manca
Un altro punto dolente: dove sono finite le organizzazioni rappresentative dei medici e le associazioni dei pazienti? L'accordo sembra essere nato in una stanza chiusa, senza quel confronto istituzionale che di solito accompagna decisioni di tale portata. Un po' come decidere il menu di una cena senza chiedere ai commensali cosa preferiscono mangiare.
Tra appropriatezza e accessibilità
Il dilemma è antico quanto la medicina moderna: come garantire cure appropriate senza negare l'accesso a chi ne ha bisogno? L'
AUSL di Modena ha scelto la strada degli incentivi economici, scommettendo sulla responsabilizzazione dei medici di base. Una scommessa che potrebbe pagare, certo, ma che porta con sé interrogativi non da poco. Perché alla fine, cari carpigiani, quando si parla di salute non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. E forse, prima di mettere mano al portafoglio per incentivare o disincentivare, varrebbe la pena aprire un dibattito serio su come conciliare sostenibilità del sistema e diritto alla salute. La verità, come spesso accade, sta probabilmente nel mezzo. Ma intanto, mentre si discute di appropriatezza e incentivi, le liste d'attesa continuano ad allungarsi e i cittadini ad aspettare. E questo, francamente, non è appropriato per nessuno.