La sanità del territorio ha un volto nuovo: quando l'innovazione incontra il cuore


La sanità del territorio ha un volto nuovo: quando l'innovazione incontra il cuore
Era una mattina di novembre quando al Santa Maria Bianca di Mirandola si è scritto un nuovo capitolo della sanità modenese. Non uno di quelli che finiscono nei libri di storia, ma uno che cambia concretamente la vita delle persone. Perché quando si parla di salute, ogni posto letto in più, ogni tecnologia all'avanguardia, ogni servizio che avvicina l'ospedale al territorio, significa semplicemente una speranza in più per chi soffre.

Un investimento che guarda al futuro

Trecento mila euro. Non è una cifra che fa gridare al miracolo, ma è denaro ben speso. La Regione Emilia-Romagna ha deciso di puntare su Mirandola, e il risultato si vede: otto nuovi posti letto distribuiti tra la nuova Terapia semintensiva multidisciplinare e l'area di degenza cardiovascolare. Otto letti che potrebbero sembrare poca cosa, ma che per chi li occuperà rappresenteranno la differenza tra una cura di serie A e l'arrangiarsi. La cerimonia di inaugurazione non è stata una passerella. C'erano tutti quelli che contano: la sindaca Letizia Budri, il presidente dell'Unione Claudio Poletti, il direttore generale dell'Usl Mattia Altini. Ma soprattutto c'erano i medici, gli infermieri, chi ogni giorno si sporca le mani per curare. Perché questo è il bello della sanità pubblica: quando funziona, è una cosa di tutti.

La terapia semintensiva: un ponte tra vita e speranza

La nuova Terapia semintensiva multidisciplinare non è solo un nome complicato da pronunciare. È un'area con quattro posti letto monitorati, pensata per chi sta male davvero: pazienti con scompenso cardiaco severo, insufficienza respiratoria, persone fragili che escono dalla sala operatoria e hanno bisogno di attenzioni particolari. Il bello è che qui lavorano insieme internisti, pneumologi e anestesisti. Una squadra che si parla, si confronta, decide insieme. Perché la malattia spesso non conosce confini tra specialità, e solo chi collabora riesce davvero a guarire.

Il cuore al centro dell'attenzione

Altri quattro letti sono dedicati alla medicina cardiovascolare. In un'epoca in cui il cuore è sempre più sotto stress - complici i ritmi di vita, l'alimentazione, lo stress - avere un reparto specializzato fa la differenza. Qui arrivano persone con problemi cardiaci, spesso complessi, che hanno bisogno di telemetria ECG continua. Niente di fantascientificio, ma tecnologia che salva vite.

L'innovazione vera: non abbandonare nessuno

Ma forse l'idea più bella è quella dell'area diurna internistica per il post-dimissione. Un nome che suona burocratico per un concetto rivoluzionario: non abbandonare il paziente una volta che esce dall'ospedale.

Come funziona il nuovo modello di assistenza

Il progetto è semplice nella sua genialità: chi esce dall'ospedale con rischi alti di dover tornare non viene lasciato solo. Entro sette giorni arriva a casa un professionista sanitario. Poi ci sono chiamate di controllo, visite ambulatoriali, il coinvolgimento del medico di famiglia. Un mese dopo, tutti si ritrovano a tavolino per decidere come proseguire. È la sanità che va verso le persone, non il contrario. È l'integrazione tra ospedale e territorio di cui tanto si parla e che qui, finalmente, si fa.

Le voci di chi ha fatto la differenza

Massimo Fabi, assessore regionale alle Politiche per la salute, non ha usato giri di parole: "È un investimento strategico per rafforzare l'ospedale di Mirandola". E ha ragione. In un'epoca in cui spesso si sente parlare di tagli e chiusure, qui si investe e si potenzia. Mattia Altini, direttore generale dell'Usl, ha parlato di "sanità moderna che unisce innovazione clinica e competenze multidisciplinari". Parole che potrebbero sembrare di circostanza, ma che qui prendono forma concreta: medici diversi che lavorano insieme, tecnologie all'avanguardia, pazienti seguiti anche a casa.

Mirandola e Carpi: una partnership che funziona

Letizia Budri, sindaca di Mirandola, ha sottolineato come il Santa Maria Bianca si confermi "snodo strategico della rete sanitaria provinciale". E qui c'è un messaggio che va oltre Mirandola: l'Area Nord modenese sta dimostrando che si può fare sistema senza perdere le specificità locali. Claudio Poletti ha parlato di "integrazione concreta" tra i servizi sanitari dell'area. Dopo il potenziamento del Pronto Soccorso, questo è il secondo passo importante. Un progetto che coinvolge tutto il territorio, da Finale Emilia a Carpi, passando per gli altri comuni dell'area.

Un modello per il futuro

Quello che è stato inaugurato a Mirandola non è solo un reparto in più. È un modello di sanità che guarda al futuro: multidisciplinare, integrata, vicina alle persone. Una sanità che non si accontenta di curare la malattia, ma si prende cura della persona. In un momento in cui la sanità pubblica è sotto pressione, esempi come questo dimostrano che investire si può, e soprattutto si deve. Perché la salute non è un costo, ma un diritto. E quando questo diritto viene garantito con competenza e umanità, allora davvero si può parlare di progresso. Il Santa Maria Bianca di Mirandola ha scelto di guardare avanti. E noi cittadini dell'Area Nord possiamo dormire un po' più tranquilli, sapendo che se dovessimo aver bisogno di cure, troveremo non solo competenza e tecnologia, ma anche quel calore umano che fa la differenza tra curare e guarire.
Visualizza le fonti dell'articolo


🏛️

Assistente Ombra

Online