La storia di un ritorno che sa di rinascita


La storia di un ritorno che sa di rinascita
Quando Rodrick Tcheuna è rientrato in campo il 25 ottobre scorso contro il Gubbio, al Cabassi si è respirata un'aria diversa. Non era solo il ritorno di un giocatore, ma la fine di un incubo durato quasi un anno, iniziato quel maledetto 7 dicembre 2024 quando, durante Carpi-Torres, il ragazzo si accasciò al 66' minuto. Una caduta che sembrava banale, un problema muscolare che invece si è trasformato in un calvario.

La lunga traversata nel deserto

Tcheuna, classe 2004, italo-camerunense-ucraino come la sua famiglia multietnica, ha vissuto mesi che definire duri è un eufemismo. Dopo quella diagnosi iniziale che parlava "solo" di un problema muscolare, il balletto tra panchina e tribune è iniziato il 22 febbraio 2025. Convocazioni senza mai giocare, speranze che si accendevano e spegnevano come candeline al vento. I primi spiragli di luce erano arrivati il 6 aprile con 15 minuti contro la Ternana, poi 70 minuti da titolare nell'ultima di campionato col Sestri Levante. Doveva essere il punto di ripartenza per un 2025-26 in discesa, invece l'estate ha riservato nuovi tormenti fisici che lo hanno tenuto lontano dal campo fino a ottobre.

Le emozioni del rientro

"Sono molto contento, mi sento bene e sono contento di essere tornato in campo", le parole di Tcheuna tradiscono un'emozione trattenuta a fatica. Il rientro contro il Gubbio, poi la titolarità con il Brescia in Coppa Italia e quella decisiva contro la Torres in campionato: tre tappe di una rinascita che profuma di calcio vero. "È stato difficile, una situazione in cui sembrava che non ne uscissi più fuori", confessa il ragazzo. "Ero bloccato e dispiaciuto di non poter dare una mano ai miei compagni e nemmeno sfogarmi in campo, il posto dove sto meglio".

Dal terzino all'esterno: la nuova vita tattica

L'esperienza ha cambiato anche Tcheuna dal punto di vista tattico. Nel 3-4-2-1 di Cassani ha trovato una nuova dimensione come esterno a tutta fascia, abbandonando il ruolo di terzino della difesa a quattro che lo aveva fatto conoscere ai tifosi carpigiani. "Mi dà molte più possibilità di attaccare, accompagnare la manovra ed essere offensivo, con meno compiti difensivi", spiega con entusiasmo. "È un modo di giocare che mi piace tanto, è la prima volta che faccio il quinto in modo stabile e mi sto trovando bene".

Obiettivi e prospettive

Il primo pensiero di Tcheuna non va al mercato che un tempo lo corteggiava - prima dell'infortunio era finito nel mirino di squadre di Serie A - ma alla quotidianità: "Il primo obiettivo è riprendermi il posto in squadra e fare più presenze giocando in maniera costante". La squadra sta stupendo tutti con questo avvio di campionato, tanto da far esclamere allo stesso Tcheuna: "Sinceramente sì, la squadra ha fatto molto bene fin qui e sono molto contento". Domenica arriva il Livorno al Cabassi, una squadra in crisi ma sempre pericolosa: "Sarà un'altra partita difficile, sono una squadra forte. Il nostro obiettivo è sempre vincere, la vittoria di Sassari ci ha permesso di riprenderci ma dobbiamo proseguire per raggiungere il nostro obiettivo della salvezza". La storia di Rodrick Tcheuna è quella di un ragazzo che ha saputo aspettare, soffrire e poi rinascere. In una città come Carpi, che di rinascite se ne intende, questa è cronaca che sa di speranza. E quando la speranza incontra il talento, sul campo può succedere di tutto.
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