Le panchine di Carpi: quando il comfort cittadino vale ogni centesimo


Le panchine di Carpi: quando il comfort cittadino vale ogni centesimo

La vita breve delle panchine di lusso

Non c'è che dire, i nostri amministratori hanno sempre avuto un occhio di riguardo per il comfort dei carpigiani. Stefania Gasparini, allora vicesindaca, nell'ottobre 2023 aveva voluto sostituire le vecchie panchine di ferro di piazza Martiri con eleganti sedute in legno. Novantanovemila euro con Iva, una cifra che fece discutere ma che venne giustificata come investimento per la socializzazione. Dopotutto, si ragionava, dove si socializza meglio se non su una bella panchina comoda?

Il conto della realtà

Eppure, neanche due anni dopo, eccoci qui a parlare di manutenzione straordinaria. Quattordici sedute - otto semplici e sei complete di schienale - hanno già bisogno di cure intensive. Come recita la determina dirigenziale con linguaggio burocratico ma inequivocabile: "visto l'uso intenso al quale sono sottoposte, necessitano di un rinnovo degli elementi lignei". In parole povere, il legno si è rovinato più velocemente del previsto.

L'operazione restyling

La soluzione è stata affidata a una ditta di San Possidonio per la modica cifra di 1.854 euro. Il trattamento previsto è degno di un centro benessere per mobili: smontaggio, sverniciatura, stuccatura, verniciatura e rimontaggio. Un vero e proprio lifting per garantire, come si legge nel documento ufficiale, "un adeguato ausilio alla popolazione ed il mantenimento del decoro urbano".

Il paradosso del riciclo al contrario

C'è una sottile ironia in questa vicenda. Le vecchie panchine di ferro, quelle che non andavano più bene per il salotto buono della città, sono state rispedite in periferia dove, probabilmente, stanno ancora facendo il loro dovere senza particolari manutenzioni straordinarie. Nel frattempo, le loro sostitute di lusso, dopo nemmeno due anni di onorato servizio, hanno già bisogno del medico.

Una lezione di vita urbana

Forse questa piccola cronaca carpigiana ci insegna qualcosa di più profondo sui ritmi della città moderna. Piazza Martiri è evidentemente un luogo molto vissuto, dove la gente si siede, chiacchiera, aspetta, vive. E questo "uso intenso" - come lo definisce pudicamente la burocrazia - è in fondo il miglior complimento che si possa fare a uno spazio pubblico ben progettato. Le panchine si rovinano perché vengono usate. È il destino di tutto l'arredo urbano che funziona davvero: logorarsi sotto il peso della vita quotidiana dei cittadini. E se questo significa spendere qualche euro in più per mantenerle in ordine, pazienza. Il conto, tutto sommato, è sostenibile: mille e ottocento euro per ridare dignità a quattordici posti a sedere non è poi così scandaloso. Resta la curiosità di sapere come se la caveranno quelle vecchie panchine di ferro, ora in pensione nei quartieri. Chissà se anche loro, prima o poi, chiederanno un piccolo restyling. Ma quella, come si dice, è un'altra storia.
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