La comunicazione a sorpresa
Una mattina come tante altre si è trasformata in un incubo per tre impiegate dell'
Ambrogio Trasporti di
Campogalliano. L'
amministratore delegato Pieralberto Vecchi si è presentato negli uffici con una comunicazione che ha dell'incredibile: licenziamento immediato per "cessazione dell'unità operativa". Tra le tre donne colpite, una è in stato di gravidanza. La sede di
Campogalliano, inaugurata appena due anni fa con tanto di taglio del nastro e cerimonie ufficiali, chiude i battenti senza preavviso. Un colpo di scena che ha lasciato senza parole non solo le dipendenti, ma anche i sindacati.
La protesta del sindacato
Marco Bottura, segretario della
Filt Cgil Modena, non usa mezzi termini: "Un licenziamento all'americana. Potete prendere le vostre cose e andare a casa". La modalità utilizzata dalla società torinese ha dell'incredibile: nessuna informazione preventiva, nessun confronto per accedere agli ammortizzatori sociali, nessuna proposta di trasferimento o mansioni alternative. "Tutto si è svolto senza nessuna valutazione di particolari condizioni soggettive" - sottolinea
Bottura - "Nessun episodio che richiedesse l'allontanamento immediato dal posto di lavoro, ma soprattutto niente che facesse presagire la chiusura, visti i conti in ordine e il buon andamento dell'attività su
Campogalliano".
Il paradosso del codice etico
Quello che più colpisce è il contrasto stridente tra i comportamenti e i principi dichiarati. L'
Ambrogio Trasporti, azienda torinese con circa
115 dipendenti e un fatturato di
95 milioni di euro, vanta nel proprio codice etico "elevati standard etici e umani". Dichiara di fondare il proprio operato su principi importanti, come il trattare "il personale" - considerato tra "i patrimoni più preziosi" - con "molto rispetto e cortesia". La società chiede ai dipendenti di aderire al "Codice di Condotta" per "instaurare il miglior livello di collaborazione su valori di responsabilità sociale e di impresa". E ancora, dichiara di ascoltare "voci e preoccupazioni dei lavoratori in modo da poter agire tempestivamente ed efficacemente".
Il silenzio dopo la tempesta
Ma i bei proclami si sono dissolti come neve al sole quando è arrivato il momento della verità. Nei giorni successivi ai licenziamenti, nonostante telefonate e PEC del sindacato, nessun responsabile dell'azienda si è degnato di rispondere. Un silenzio che sa di indifferenza e che rende ancora più amaro il boccone per le tre lavoratrici. "La modalità di licenziamento utilizzata è un segno di inciviltà" - conclude duramente
Bottura - "Completamente l'opposto dei principi etici evidenziati con scrupolo dall'azienda. Tuteleremo le lavoratrici valutando con gli uffici legali i profili di illegittimità di tali comportamenti".
Una storia che fa riflettere
Questa vicenda racconta molto del nostro tempo: aziende in espansione che aprono sedi con grande fanfara per poi chiuderle senza battere ciglio, codici etici che restano lettera morta quando si tratta di fare i conti con la realtà, lavoratori che da un giorno all'altro si ritrovano senza lavoro e senza dignità. Le tre donne di
Campogalliano sono vittime di un sistema che troppo spesso considera le persone come numeri su un bilancio. La loro storia merita di essere raccontata, perché dietro ogni licenziamento c'è sempre un volto umano, una famiglia, una vita che cambia improvvisamente rotta.