A Carpi si respira aria di cambiamento. Marco Marchi, l'imprenditore che ha fatto di Liu Jo un simbolo del made in Italy nel mondo, ha deciso di affidare le redini del futuro aziendale a Maurizio Croceri, quarantaduenne marchigiano che da dieci anni cammina al suo fianco. Una scelta che sa di passaggio generazionale, ma anche di strategia lungimirante per affrontare le sfide di un mercato sempre più complesso. Croceri diventa il nuovo amministratore delegato di Exelite, la holding che riunisce tutti i gioielli di famiglia: da Liu Jo nelle sue varie declinazioni - Group, Luxury e Uomo - fino ai marchi Eli, Digital Boite e la storica Blumarine, acquisita proprio due mesi prima che il mondo si fermasse per il Covid. Una tempistica che, come ammette lo stesso Marchi con quella sincerità che lo contraddistingue, "è stata sfidante, ma oggi vedo nel brand tutte le caratteristiche giuste per costruire un virtuoso percorso di crescita". Il nuovo capitano della nave carpigiana arriva da Corridonia, nel cuore del distretto calzaturiero di Macerata. Ed è proprio dalle scarpe che è iniziata la sua avventura con Marchi: attraverso Eli Group, ha trasformato le calzature griffate Liu Jo da un piccolo segmento da 10 milioni di euro a una realtà da 70 milioni di fatturato. Non male per un marchigiano trapiantato nella Motor Valley modenese. "Tutti gli imprenditori, a maggior ragione quelli di prima generazione, hanno molto a cuore il tema della successione", confessa Marchi con la franchezza di chi ha costruito un impero partendo dal nulla nel 1995. Le strade potevano essere diverse: l'ingresso dei fondi di private equity, la quotazione in Borsa. Ma il fondatore di Liu Jo ha scelto la via dell'uomo giusto al momento giusto. "Croceri ha la sensibilità e le qualità per attrarre anche un pubblico più giovane", spiega, "mi ha ricordato i tempi in cui ho lanciato il gruppo". Le sfide che attendono il nuovo management sono ambiziose quanto necessarie. L'Europa, si sa, non tira più come un tempo. Così gli occhi sono puntati su quelle aree del mondo che "continuano a registrare tassi di crescita a due cifre": Sud America, Messico e Medio Oriente. Mercati dove il made in Italy è ancora una garanzia di stile e qualità, e dove c'è spazio per crescere. Il momento storico non è dei più semplici. Anche Marchi lo ammette: "Quest'anno è stato complesso, pur avendo registrato una diminuzione dei margini, continuiamo a essere visti come un'eccellenza". Ma è proprio in questo scenario che Liu Jo può giocare le sue carte migliori, intercettando quello che il patron definisce con una formula efficace: "gli orfani del lusso". Ovvero tutti quei consumatori che l'impennata dei prezzi post-Covid dei brand di alta gamma ha allontanato, e che ora cercano "un capo di qualità per premiarsi, ma anche un servizio e un'esperienza nel negozio che le insegne del fast fashion non riescono a replicare". Una filosofia che a Carpi conosciamo bene: quella del saper stare nel mezzo, offrendo il giusto equilibrio tra qualità, stile e accessibilità. Maurizio Croceri avrà il compito di tradurre questa visione nella "fase 2.0 di Liu Jo", come la chiama il suo mentore. E se è vero che l'energia di un quarantaduenne può fare la differenza, allora il futuro del gruppo carpigiano è in buone mani.