Quando la generosità incontra l'eccellenza medica: due doni preziosi per la sanità modenese C'è qualcosa di profondamente umano nel gesto di chi decide di investire nella speranza. E di speranza si nutre la medicina moderna, quella che ogni giorno combatte battaglie silenziose tra le corsie degli ospedali. A Modena, negli ultimi giorni, sono arrivati due doni che sanno di futuro e di fiducia nel progresso scientifico. Il primo regalo è quello che fa brillare gli occhi dei chirurghi: 527 mila euro dalla Fondazione Modena Arts Foundation per un dispositivo che ha un nome complicato ma una missione semplice e straordinaria. Si chiama OCS Transmedics ed è una macchina capace di tenere in vita un fegato durante il trasporto verso il paziente che lo aspetta. Non è fantascienza, è realtà: mentre l'organo viaggia, questa tecnologia lo perfonde, lo nutre, addirittura lo rigenera a livello cellulare. A ricevere questo gioiello tecnologico è la Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica e Trapianti di Fegato del Policlinico, diretta dal professor Fabrizio Di Benedetto. Un nome che nel mondo dei trapianti risuona come una garanzia: sotto la sua guida, l'équipe modenese ha scritto pagine di storia della medicina, realizzando il primo trapianto di fegato con tecnica robotica in Italia lo scorso febbraio, tra i primi tre casi al mondo. Non è un caso che i loro lavori scientifici vincano premi internazionali e che i medici in formazione vengano invitati a perfezionarsi nei centri più prestigiosi d'Europa. Ma la generosità di questi giorni ha anche un volto più quotidiano, fatto di piccoli gesti che si sommano in un grande abbraccio collettivo. Conad Nord Ovest e l'Associazione Angela Serra hanno raccolto quasi 23 mila euro grazie alla solidarietà dei clienti e all'impegno dei soci del territorio. Una cifra che può sembrare modesta accanto al mezzo milione della Fondazione, ma che ha un valore inestimabile: quello della partecipazione popolare. Questi soldi sono destinati a rendere più umani gli ambienti del Centro Oncologico Modenese, quegli spazi dove ogni giorno pazienti e famiglie affrontano momenti difficili. Perché la cura non è solo medicina e tecnologia, ma anche comfort, accoglienza, quella sensazione di essere accolti in un luogo che sa di casa più che di ospedale. Due donazioni, due storie diverse, un unico messaggio: quando la comunità si mobilita, quando le fondazioni investono nella ricerca, quando i cittadini mettono mano al portafoglio per chi soffre, allora davvero si può sperare che il futuro della sanità sia più luminoso del presente. E in un'epoca in cui troppo spesso sentiamo parlare solo di tagli e difficoltà, questi gesti ci ricordano che esiste ancora chi crede nel valore supremo della vita umana.