Ottant'anni di cooperazione: Carpi celebra le aziende che resistono


Ottant'anni di cooperazione: Carpi celebra le aziende che resistono
Una serata speciale al Bistrò 53 di Carpi ha messo in luce una realtà spesso dimenticata ma fondamentale per il nostro territorio: le cooperative che, nonostante crisi e trasformazioni, continuano a rappresentare un modello di impresa diverso, più umano e radicato nella comunità.

La festa delle cooperative che non mollano mai

Confcooperative Terre d'Emilia ha organizzato una vera e propria "festa di compleanno" per celebrare le imprese associate che hanno raggiunto traguardi significativi: dai 20 agli 80 anni di attività. Il luogo scelto non è casuale: il Bistrò 53, gestito dalla Cooperativa Nazareno Work di Carpi, una realtà che da anni si occupa di accoglienza e riabilitazione di persone con disabilità, dimostrando quotidianamente cosa significhi fare impresa con responsabilità sociale. La star della serata è stata senza dubbio la Cooperativa Fontanaluccia di Frassinoro, nata nel 1945 e quindi giunta agli 80 anni. Una longevità che fa riflettere in un'epoca in cui molte aziende nascono e muoiono nell'arco di pochi anni. Ma come si fa a resistere otto decenni attraversando guerre, boom economici, crisi petrolifere, recessioni e pandemie?

I numeri di una resistenza silenziosa

Tra le cooperative premiate, emergono storie di tenacia che meritano di essere raccontate. Le cinquantenni Alpicella Cimone di Piandelagotti e Caseificio S. Silvestro di Castelvetro hanno attraversato mezzo secolo di trasformazioni economiche e sociali. Le quarantenni Caleidos di Modena, Agriverde di Medolla e Cooplar di Concordia hanno vissuto gli anni della grande trasformazione industriale italiana. Non mancano le "giovani" trentenni come Alecrim Work di Maranello e le ventenni: Ceis Formazione di Modena, Don Bosco & Co. di Formigine, Soltip di Maranello, Medibase Area Nord di Mirandola e Monterasino di Fiumalbo.

Le parole che contano

Ireneo Maruccia, vicepresidente di Confcooperative Terre d'Emilia, ha centrato il punto: "Alcune di esse hanno creato lavoro in aree periferiche e si prendono cura da anni di persone bisognose". Non è retorica, è la realtà di cooperative che operano dove il mercato tradizionale spesso non arriva o se ne va quando i conti non tornano. La presenza di Cinzia Nasi, responsabile territoriale, e Federica Stradi, coordinatrice della delegazione modenese, testimonia l'attenzione che il movimento cooperativo dedica al territorio modenese e carpigiano in particolare.

Un modello che resiste alle mode

In un'epoca di startup innovative e unicorni finanziari, queste cooperative dimostrano che esistono modelli di impresa alternativi. Non inseguono la crescita a tutti i costi, non delocalizzano al primo accenno di difficoltà, non licenziano per aumentare i dividendi degli azionisti. Semplicemente resistono, innovano quando necessario, si adattano senza perdere la propria identità. Matteo Caramaschi, presidente di Confcooperative Terre d'Emilia, attraverso le parole di Maruccia ha lanciato un messaggio importante: il futuro passa dal dialogo tra cooperative di settori diversi per condividere visioni e obiettivi comuni. Un approccio che, in tempi di individualismo esasperato, suona quasi rivoluzionario.

Una lezione per tutti

La serata al Bistrò 53 ci ha ricordato che esistono ancora imprese che mettono al centro le persone, non solo il profitto. Cooperative che creano lavoro stabile, che investono nella formazione, che si prendono cura delle fasce più deboli della società. Un modello che, forse, dovremmo guardare con maggiore attenzione e rispetto.
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