Le tre aziende sanitarie modenesi hanno deciso di fare squadra, e stavolta non si tratta di una semplice stretta di mano tra dirigenti. È nata la Data Unit interaziendale, un'iniziativa che potrebbe cambiare il volto della sanità locale, compresa quella che serve i cittadini di Carpi. L'idea, presentata il 28 ottobre scorso, è tanto ambiziosa quanto necessaria: mettere insieme i dati di AUSL di Modena, Azienda Ospedaliero-Universitaria e Nuovo Ospedale di Sassuolo per capire meglio come stiamo, cosa ci serve e cosa ci servirà domani. Non si tratta di curiosità burocratica, ma di una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire l'assistenza sanitaria. Al timone di questa operazione ci sono Simona Viani, Mario Luglie e Sandro Sighinolfi, i responsabili informatici delle tre aziende, insieme a un team di esperti che include anche ricercatori dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Un bel mix di competenze che fa pensare a qualcosa di serio, non all'ennesimo progetto destinato a finire nel cassetto. Ma cosa significa tutto questo per chi vive a Carpi? In parole semplici, i nostri dati sanitari - sempre nel rispetto della privacy e dell'anonimato - verranno analizzati insieme a quelli di tutta la provincia per capire di cosa ha bisogno la popolazione. Non solo malattie e cure, ma anche fattori ambientali, inquinamento, mobilità. Insomma, un quadro completo che permetterà di prevedere, per esempio, se nei prossimi anni avremo bisogno di più cardiologi o di più geriatri. L'Ospedale Ramazzini di Carpi, già coinvolto nel progetto di ammodernamento del sistema informatico ospedaliero finanziato dal PNRR, si trova quindi al centro di questa trasformazione digitale. Insieme al Policlinico e all'Ospedale di Baggiovara, rappresenta uno dei tre pilastri su cui si basa la nuova strategia sanitaria provinciale. Il vero colpo di genio sta nell'aver superato quello che i dirigenti chiamano diplomaticamente "scelte diverse" del passato. In altre parole, ognuno andava per la sua strada con sistemi informatici incompatibili. Ora, grazie all'accordo di contitolarità sui dati e ai fondi del PNRR, le tre aziende potranno finalmente "lavorare come un'unica struttura sanitaria provinciale". Non è solo una questione di efficienza - anche se quella non guasta mai - ma di visione d'insieme. Quando un cittadino di Carpi si sposta per cure al Policlinico o viceversa, i suoi dati viaggeranno con lui, permettendo cure più appropriate e tempestive. E quando si tratterà di programmare nuovi servizi o potenziare quelli esistenti, le decisioni si baseranno su dati concreti, non su intuizioni o pressioni del momento. Certo, come sempre quando si parla di innovazione nella pubblica amministrazione, l'ottimismo va calibrato con il realismo. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso: i soldi ci sono (grazie al PNRR), le competenze pure, e soprattutto c'è la consapevolezza che il futuro della sanità passa attraverso la capacità di analizzare e interpretare i dati. Per i cittadini di Carpi, questo potrebbe significare tempi di attesa più ragionevoli, servizi meglio distribuiti sul territorio e una programmazione sanitaria che anticipa i bisogni invece di rincorrerli. Non male, per un progetto che parte dall'analisi dei dati e punta a migliorare la vita delle persone.