Il bullismo non è un gioco da ragazzi, lo sappiamo tutti. Ma ora finalmente a Carpi qualcuno ha deciso di fare sul serio, con un progetto che ha il coraggio di guardare il problema negli occhi. Si chiama "Allarga lo Sguardo" e forse è proprio quello che ci voleva: smettere di nascondersi dietro a un dito quando i nostri ragazzi soffrono in silenzio. I numeri, si sa, non mentono mai. E quelli dell'Osservatorio Indifesa 2024 sono chiari come un pugno nello stomaco: il 66% degli episodi di bullismo avviene proprio tra i banchi di scuola, quel posto che dovrebbe essere il più sicuro dopo casa. Tamara Calzolari, assessora del Comune di Carpi, non si nasconde dietro alle statistiche: "Un fenomeno che riguarda anche il nostro territorio". Almeno c'è l'onestà di ammettere che il problema esiste, anche qui da noi, anche nelle nostre scuole che sembravano così tranquille. Ma stavolta non ci si accontenta delle solite chiacchiere. Il progetto "Allarga lo Sguardo" è un percorso triennale che mette insieme l'Unione Terre d'Argine, l'Ausl di Modena, il Centro per le Famiglie e le scuole superiori del territorio. Una bella squadra, verrebbe da dire, se non fosse che di squadre così ne avremmo dovute vedere molte di più, e molto prima. La cooperativa sociale romana "Rifornimento in Volo" porta la sua esperienza in questo intreccio di buone intenzioni che, per una volta, sembrano tradursi in azioni concrete. Formazione per insegnanti, laboratori per genitori, studenti che diventano peer educators per aiutare i loro coetanei. Un approccio a 360 gradi che non si limita a curare le ferite, ma prova a prevenirle. Il ghosting, quella moderna forma di sparizione digitale che lascia i giovani nel limbo dell'incertezza, entra finalmente nell'agenda delle priorità insieme al bullismo tradizionale e al cyberbullismo. Perché i tempi cambiano, e con loro cambiano anche i modi di far male. Campogalliano, Novi di Modena e Soliera si uniscono a Carpi in questo progetto che durerà fino all'anno scolastico 2026-27. Tre anni per costruire una rete che non lasci nessun ragazzo da solo ad affrontare la cattiveria dei suoi coetanei. "Nessuno si senta solo ad affrontarli", dice l'assessora Calzolari, e in quelle parole c'è tutta la differenza tra l'indifferenza e la responsabilità di una comunità. Forse stavolta sarà diverso. Forse stavolta i nostri ragazzi troveranno adulti disposti non solo a parlare del problema, ma a risolverlo davvero. Perché quando un ragazzo smette di sentirsi solo, il bullo perde il suo potere più grande: quello di far credere alla sua vittima che non c'è via d'uscita.
Quando i giovani non si sentono più soli