La polemica sui ricoveri all'
Ausl di Modena non è solo questione di cifre, ma di come le si interpreta. E se dietro ai numeri che scendono si celasse un miglioramento, anziché un problema?
La denuncia di Forza Italia
Pietro Vignali, capogruppo di Forza Italia in Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, ha lanciato l'allarme con una precisione da ragioniere: dai 67.376 ricoveri del 2000 ai 40.413 del 2024. Una caduta verticale che, secondo l'esponente azzurro, dimostrerebbe un preoccupante "calo di produttività" dell'azienda sanitaria modenese. I numeri, si sa, hanno il potere di impressionare. Soprattutto quando vengono sventolati in un'aula politica. Ma come spesso accade nella vita - e nella sanità in particolare - la realtà è più complessa di quanto una sottrazione possa raccontare.
La replica dell'Ausl: non tutto è come sembra
L'
Ausl di Modena non si è fatta attendere. La risposta è arrivata con quella precisione burocratica che caratterizza le aziende sanitarie quando devono spiegare l'inspiegabile: "Una parte significativa della riduzione" è dovuta al trasferimento dell'
Ospedale di Baggiovara (l'ex Sant'Agostino-Estense) dall'Ausl all'
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Il passaggio, completato nel 2020 dopo una sperimentazione iniziata nel 2019, ha comportato lo "spostamento" di oltre 18.350 ricoveri e circa 1.080 dipendenti, di cui 220 medici. Un'operazione di riorganizzazione che da sola spiega buona parte di quella diminuzione che tanto preoccupa
Vignali.
L'evoluzione della medicina moderna
Ma c'è dell'altro. L'Ausl sottolinea un aspetto che dovrebbe far riflettere chiunque sia entrato in ospedale negli ultimi anni: "Decine di migliaia di interventi molto diffusi come la riparazione di ernie, tunnel carpale, vene varicose o la rimozione della cataratta, che un tempo richiedevano il ricovero ospedaliero, oggi vengono eseguiti di norma in regime ambulatoriale". Il
day hospital e la chirurgia ambulatoriale non sono mode passeggere, ma conquiste della medicina moderna. Permettono ai pazienti di tornare a casa lo stesso giorno dell'intervento, riducendo i rischi di infezioni ospedaliere e l'impatto psicologico del ricovero. Una rivoluzione silenziosa che ha trasformato il modo di curare, rendendo le terapie "più appropriate, sicure e meno impattanti per il paziente", come sottolinea l'azienda sanitaria.
I numeri che crescono
Curiosamente, lo stesso
Vignali ha dovuto ammettere che l'
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena - quella che ha "ereditato" Baggiovara - è tra i pochi enti sanitari regionali ad aver aumentato i ricoveri di oltre il 9%. Un dato che, se letto insieme al trasferimento di strutture e personale, ridimensiona notevolmente l'allarme iniziale.
La sanità che cambia
La verità è che la sanità sta cambiando, e i numeri vanno letti nel loro contesto. Non sempre meno ricoveri significano meno cure. Spesso significano cure migliori, più appropriate, meno invasive. L'obiettivo, come conclude l'
Ausl, "resta garantire cure efficaci, sicure e accessibili, indipendentemente dal luogo e dalla modalità di erogazione". Che sia in un letto d'ospedale o in una poltrona ambulatoriale, quello che conta è che il cittadino di Carpi - come di Modena o di qualsiasi altro comune della provincia - possa curarsi bene. I numeri, insomma, vanno saputi leggere. E soprattutto, vanno contestualizzati. Perché dietro ogni statistica c'è sempre una storia umana che merita di essere raccontata per intero.