Quando i sassi volano in Consiglio e i dirigenti si perdono per strada


Quando i sassi volano in Consiglio e i dirigenti si perdono per strada

Diciamolo subito: quella di martedì sera in Consiglio comunale non è stata una serata qualunque. Monica Medici di Carpi Civica ha fatto volare i sassi nello stagno, e l'acqua ha fatto onde che arrivano fino alle scrivanie del Comune. Al centro della discussione, una convenzione urbanistica per via Bollitora che ha il sapore amaro di un impegno preso sei anni fa e che oggi puzza di affare poco trasparente. La storia è intricata come un gomitolo che il gatto ha srotolato per casa. Nel 2018 il Comune aveva stretto un accordo con dei privati per evitare un esproprio: loro cedevano un terreno in via San Giacomo (dove c'era un vecchio edificio rurale da buttare giù per allungare via dell'Agricoltura), e in cambio ricevevano 308mila euro più la possibilità di costruire su un lotto agricolo in via Bollitora, trasformato per l'occasione in terreno edificabile. Un do ut des, come si dice in latino quando si vuol far sembrare elegante uno scambio di favori. Il problema è che quando hanno fatto il nuovo Piano Urbanistico Generale delle Terre d'Argine, qualcuno si è "dimenticato" di mettere sulla carta quella variante. "Cose che possono accadere nella complessa cartografia di uno strumento urbanistico", ha spiegato con una scrollata di spalle il sindaco Riccardo Righi, che all'epoca non era ancora all'Urbanistica. Come dire: abbiamo perso per strada una pratica da mezzo milione di euro, ma non è colpa di nessuno. Capita. Monica Medici non ci sta, e martedì sera ha fatto sentire la sua voce. Secondo la consigliera di Carpi Civica, qui non si tratta di rimediare a una svista burocratica, ma di una scelta urbanistica discutibile fin dall'inizio. Il famoso prolungamento di via dell'Agricoltura doveva servire per creare una complanare dell'A22, alleggerendo il traffico pesante dalle tangenziali. Ma quel progetto, inserito nei piani di investimento di Autobrennero, oggi è fermo come un treno in stazione senza macchinista. E nel frattempo, il prolungamento di via dell'Industria verso Fossoli potrebbe rendere inutile tutta l'operazione. I conti, poi, fanno venire il mal di testa. Secondo i calcoli della Medici, i privati verranno risarciti con circa mezzo milione di euro per il sacrificio di un "diroccato edificio rurale". Un prezzo che fa impallidire gli indennizzi pagati per altri espropri in città, come quello per la bretella nord-ovest o per il futuro ospedale. "Questo esporrà l'Amministrazione comunale ai ricorsi di tanti altri espropriati", ha avvertito la consigliera, lanciando un sasso che potrebbe aprire una voragine nelle casse comunali. Ma la serata ha regalato anche un momento di puro teatro dell'assurdo. Il consigliere di maggioranza Giorgio Verrini di Carpi a Colori - evidentemente più zelante dei dirigenti comunali - si è preso la briga di andare a controllare di persona come stanno le cose in via San Giacomo. E ha scoperto che l'area è stata in buona parte ristrutturata, con alloggi nuovi, cortile sistemato e marciapiedi rifatti. Probabilmente grazie ai 308mila euro di indennizzo già incassati. La domanda sorge spontanea: se si realizzerà il prolungamento di via dell'Agricoltura, tutto questo verrà spazzato via? Il dirigente dell'Urbanistica, messo alle strette, ha dovuto ammettere con imbarazzo di non sapere nemmeno se il vecchio deposito rurale di proprietà comunale sia stato demolito. "Non è di mia competenza, dovrò informarmi", ha balbettato, mostrando quella conoscenza diretta del territorio che fa tanto Comma 22. Ci hanno pensato i consiglieri Claudio Cortesi di Fratelli d'Italia e la stessa Monica Medici a fare le veci degli uffici: il primo confermando che il vecchio deposito è ancora lì, intatto; la seconda segnalando che il Comune non si è nemmeno preoccupato di recintarlo o transennarlo. È il paradosso di una burocrazia che conosce a memoria leggi e regolamenti ma si perde quando deve mettere piede fuori dall'ufficio. I consiglieri girano per la città, guardano, toccano, verificano. I dirigenti restano nelle loro stanze e quando gli si chiede dello stato reale delle cose rispondono: "Non è di mia competenza". Il sindaco Righi, dal canto suo, ha cercato di minimizzare: c'era un impegno preso, va rispettato, punto. Marco Truzzi del Pd ha fatto eco: non si può disdire un accordo, il Comune perderebbe credibilità. Ma la credibilità, verrebbe da dire, non si perde forse anche quando si spendono mezzo milione di euro pubblici per un progetto di cui nessuno sa più se e quando si realizzerà? Resta il sospetto che in questa storia ci siano più ombre che luci. E che i cittadini di Carpi, alla fine, pagheranno il conto di un pasticcio amministrativo che puzza di improvvisazione e scarsa trasparenza. Come diceva il vecchio detto che ha aperto la serata: "Cosa fatta capo ha". Peccato che in questo caso il "capo" - cioè l'interesse pubblico - sia l'ultimo a essere servito a tavola.

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