Quando i sindacati alzano la voce in difesa della cura


Quando i sindacati alzano la voce in difesa della cura
I tre leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil non le mandano a dire: l'accordo tra l'Ausl di Modena e i medici di famiglia sui tetti alle prescrizioni specialistiche fa discutere. E quando si parla di salute, specialmente qui a Carpi e nel modenese, le parole pesano come macigni.

La posta in gioco: 700mila modenesi

Alessandro De Nicola della Cgil, Rosamaria Papaleo della Cisl e Roberto Rinaldi della Uil non ci girano intorno. L'accordo che premia economicamente i medici di famiglia che restano dentro i parametri prestabiliti di prescrizioni fa suonare tutti i campanelli d'allarme. "Nessun accordo può comprimere il dovere dei medici", tuonano dalla triplice sindacale, e hanno ragione da vendere. Il nodo è semplice quanto drammatico: da una parte ci sono 700mila cittadini modenesi che hanno bisogno di cure specialistiche, dall'altra un sistema sanitario con la coperta sempre più corta. I numeri, come dicono i sindacalisti, "sono impietosi". E infatti, mentre le risorse nazionali per la sanità diminuiscono rispetto al Pil e all'inflazione, anche medici e infermieri scarseggiano.

Il dilemma del medico: deontologia o portafoglio?

Qui sta il punto che fa arrabbiare i sindacati: un medico deve prescrivere secondo la sua valutazione clinica e la deontologia professionale, non in base a uno "scambio economico". È un principio sacrosanto, quello dell'appropriatezza delle cure, ma non può essere condizionato dall'incentivo del premio. La questione tocca nel vivo il rapporto tra medico e paziente. Come può un dottore guardare negli occhi il suo assistito sapendo che ogni prescrizione "di troppo" gli costerà qualche euro di premio? È una domanda che serpeggia nei corridoi degli ambulatori e nelle case dei carpigiani.

Le liste d'attesa: il circolo vizioso che strozza tutti

I sindacati mettono il dito nella piaga più dolorosa: le liste d'attesa infinite spingono chi può permetterselo verso il privato, creando un effetto domino perverso. Il cittadino comune, quello che non ha i soldi per pagare la visita privata, si ritrova intrappolato in un sistema che dovrebbe garantire equità ma che invece crea disparità. E così il medico di base si ritrova sulla scrivania richieste sempre più pressanti, mentre i tempi per accedere alle visite specialistiche si allungano come un elastico pronto a spezzarsi.

La carenza cronica: quando mancano i soldati

Il problema di fondo, secondo Cgil, Cisl e Uil, è la carenza pesante e diffusa di medici di medicina generale. Come si può pensare di risolvere i problemi del sistema sanitario quando mancano proprio gli "anelli fondamentali" della catena? L'Ausl di Modena ha annunciato percorsi per una gestione più efficiente delle prestazioni, ma i sindacati chiedono di allargare la discussione. Non si può affrontare un problema alla volta, perdendo di vista il quadro generale.

Il futuro: Case di comunità e nuovi modelli

La strada verso il futuro passa dalle Case di comunità che si stanno costruendo nel territorio. Ma quali compiti avranno i medici del ruolo unico? Quali servizi specifici erogheranno? Quali professionalità serviranno? Sono domande che aspettano risposte concrete, mentre i cittadini di Carpi e del modenese continuano a fare i conti con un sistema sanitario in affanno. I sindacati chiedono una discussione complessiva, rigorosa, che parta dalle difficoltà di arruolamento del personale per arrivare alle strategie correttive possibili.

La richiesta: più confronto, meno improvvisazione

"Il confronto è la leva più importante per sciogliere nodi divenuti problemi cronici", concludono i tre leader sindacali. Una richiesta di buon senso che suona come un appello: prima di prendere decisioni che impattano sulla vita di 700mila persone, meglio sedersi attorno a un tavolo e ragionare insieme. Perché la salute non è una partita a scacchi dove si muovono pedine, ma una questione che tocca la vita di ognuno di noi. E quando si parla di vita, ogni mossa deve essere ponderata con la massima cura.
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