Quando i vicoli del Duomo diventano territorio di conquista


Quando i vicoli del Duomo diventano territorio di conquista

La domenica sera dovrebbe essere il momento più sereno della settimana per i nostri ragazzi. Invece a Carpi, proprio nel cuore della città che tutti amiamo, si sta consumando una piccola guerra quotidiana che sta rubando ai giovani il diritto di vivere la propria città. L'episodio di domenica scorsa racconta una storia che purtroppo conosciamo fin troppo bene. Un gruppo di quattordicenni stava festeggiando un compleanno con una pizza tra amici - la cosa più normale del mondo - quando nel vicolo accanto al Duomo si è trasformato in preda di una banda organizzata. Non parliamo di ragazzate o di piccoli dispetti: qui siamo di fronte a vere e proprie perquisizioni condotte con metodi che farebbero rabbrividire chiunque. "Li mettono contro il muro per vedere se effettivamente hanno qualcosa da prendere", racconta un carpigiano di cinquant'otto anni, zio di uno dei ragazzi coinvolti. Le sue parole disegnano un quadro che dovrebbe farci riflettere tutti: i nostri adolescenti hanno ormai imparato a nascondere i soldi nelle scarpe, sanno che i telefoni non interessano ai predatori perché "cercano solo i contanti". È questo il mondo che stiamo lasciando loro? La tecnica è sempre la stessa: accerchiamento, richiesta di denaro, perquisizione forzata. Gli aggressori controllano anche dentro le cover dei telefoni, conoscono tutti i nascondigli che utilizzano i coetanei. Sono gang organizzate con tanto di nomi, come scopriamo dalle testimonianze raccolte. Non si tratta di episodi isolati o di bravate: è un sistema che si perpetua quotidianamente, non solo la sera ma anche di giorno. "I ragazzini sono terrorizzati, non vanno più in centro, non vanno più in piazza", continua il nostro testimone. Ed è qui che il cuore si stringe, perché una città che non può essere vissuta dai propri giovani è una città che sta perdendo la sua anima. I portici che hanno visto crescere generazioni di carpigiani rischiano di diventare terra di nessuno. Di fronte a questa situazione, la reazione di alcuni cittadini non si è fatta attendere. È nata la pagina social "Rivoglio la mia città", un grido che parte dal cuore ma che testimonia anche la volontà di non arrendersi. L'idea è semplice quanto coraggiosa: organizzare turni di adulti che, in piccoli gruppi, facciano qualche giro nelle zone critiche per dissuadere questi teppisti dalla loro attività. "Non sto parlando di spedizioni punitive", precisa l'organizzatore, dimostrando la saggezza di chi vuole agire con la testa e non con la pancia. Ma la preoccupazione è palpabile: se la situazione continua così, il rischio è che qualche genitore dalla "testa più calda" possa far degenerare tutto. La richiesta che arriva dai cittadini è chiara: "Ci aspetteremmo maggiore presenza e interventi efficaci da parte di chi ha la responsabilità della sicurezza". In mancanza di questo, ecco che i carpigiani si sentono costretti a cercare soluzioni alternative. È il segno di una comunità che non vuole arrendersi, ma è anche il campanello d'allarme di una situazione che rischia di sfuggire di mano. Quello che chiediamo, in fondo, è molto semplice: che i nostri ragazzi possano "sentirsi sicuri nel fare un giro in piazza senza doversi guardare continuamente le spalle". Non è chiedere troppo, è chiedere il minimo che una città civile deve garantire ai suoi cittadini più giovani. Carpi ha sempre saputo essere comunità, e questa volta non sarà diverso. Ma serve che tutti - istituzioni, forze dell'ordine, cittadini - facciano la loro parte. Perché una città che non protegge i suoi ragazzi è una città che ha perso la strada di casa.

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