Il mondo delle fondazioni, quello che dovrebbe essere il regno della trasparenza e della solidarietà, si trova ancora una volta a fare i conti con la realtà più cruda. La Fondazione di Modena, ente che si occupa di attività filantropiche nel nostro territorio, ha dovuto affrontare un episodio che fa riflettere su quanto sia fragile la fiducia quando si maneggiano i soldi degli altri. Lo scorso 15 ottobre, durante le consuete verifiche amministrativo-contabili - quelle che tutti gli enti dovrebbero fare ma che spesso diventano routine svuotate di significato - è emerso quello che nessuno vorrebbe mai scoprire: un dipendente della Fondazione aveva messo in atto comportamenti fraudolenti. Non parliamo di una distrazione, di un errore contabile o di una svista. Parliamo di appropriazione indebita, quella cosa che nel linguaggio comune chiamiamo semplicemente "rubare". La reazione della Fondazione è stata, almeno sulla carta, esemplare. Appena scoperto l'inghippo, l'ente ha immediatamente avviato approfondimenti interni per capire l'entità del danno. Il dipendente sospetto è stato sospeso in via cautelare - una misura che dovrebbe essere automatica ma che non sempre viene applicata con la dovuta tempestività. E soprattutto, cosa più importante, è stata sporta denuncia all'autorità giudiziaria. Il Consiglio di amministrazione ha fatto sapere di aver già adottato tutti i provvedimenti necessari per tutelare il patrimonio della Fondazione. Una promessa che suona bene, ma che lascia aperte molte domande. Quanto denaro è sparito? Per quanto tempo sono andati avanti questi comportamenti? E soprattutto, come è stato possibile che nessuno se ne accorgesse prima? La Fondazione tiene a precisare che questo spiacevole episodio non avrà ripercussioni sulle attività filantropiche e sui programmi in corso. Una rassicurazione comprensibile, ma che non cancella il fatto che ogni euro sottratto illegalmente è un euro in meno destinato a chi ne ha davvero bisogno. Nel mondo del non profit, dove ogni centesimo dovrebbe essere speso con la massima attenzione, episodi come questi lasciano sempre l'amaro in bocca. La trasparenza promessa verso le autorità competenti e gli stakeholder istituzionali è sicuramente un passo nella direzione giusta. Ma la vera trasparenza si vedrà nei prossimi mesi, quando si conosceranno i dettagli dell'inchiesta e l'entità reale del danno. Per ora, nel rispetto delle indagini in corso, dalla Fondazione fanno sapere che non verranno rilasciate ulteriori dichiarazioni. Un silenzio comprensibile dal punto di vista legale, ma che lascia inevitabilmente spazio a domande e preoccupazioni. In un'epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è già messa a dura prova, episodi come questi rischiano di gettare ombre anche su chi lavora onestamente nel settore del terzo settore. La speranza è che questa brutta storia possa almeno servire da lezione per rafforzare i controlli interni, non solo nella Fondazione di Modena ma in tutti gli enti che maneggiano fondi destinati al bene comune. Perché quando si tradisce la fiducia di chi dona per aiutare gli altri, si tradisce un po' tutta la comunità.