Quando la libertà di parola viene messa a tacere con la forza


Quando la libertà di parola viene messa a tacere con la forza

Un pomeriggio che doveva parlare di pace si è trasformato in una lezione involontaria sui metodi che la pace la negano. Emanuele Fiano, figura di spicco del panorama politico nazionale e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Fossoli di Carpi, si è trovato al centro di una contestazione che ha dell'incredibile per modalità e contenuti. L'episodio è avvenuto ieri all'università Ca' Foscari di Venezia, dove era in programma un incontro-dibattito organizzato dall'associazione "Futura" insieme alla Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace. Il tema? Le prospettive di pace in Medio Oriente, affrontato nella logica dei "due popoli due stati". Un argomento che richiederebbe dialogo, confronto, capacità di ascolto. Tutto quello che è mancato. Una quarantina di attivisti pro-palestinesi ha fatto irruzione nell'aula con striscioni e cartelli antisionisti, impedendo di fatto lo svolgimento dell'incontro. "Ho provato in tutti i modi a continuare", racconta Fiano, "ma hanno continuato a parlare e a dire su di me falsità". Le parole dell'ex deputato del Pd risuonano come un campanello d'allarme: "Il principio fascista che hanno loro in mente è che chi non ha idee come le loro non deve parlare". La provocazione più dura arriva quando Fiano ricorda un parallelo che fa tremare i polsi: "L'ultima volta che hanno espulso un Fiano da un luogo di studio è stato nel 1938, con mio padre". Un riferimento alle leggi razziali che dovrebbe far riflettere chiunque abbia ancora un briciolo di senso storico. Il paradosso di questa vicenda sta tutto nelle parole di Fiano: "Noi eravamo lì a parlare di pace tra due popoli, di ingiustizie, di dolori, di violenza e di pace. Chi non vuol sentire parlare di queste cose la pace non la vuole". Difficile trovare una sintesi migliore dell'assurdità della situazione. Gli organizzatori, nel tentativo di stemperare la tensione, hanno anche fatto leggere ai contestatori un intervento preparato, sperando che questo gesto di apertura potesse calmare gli animi. Niente da fare. Il "Fronte gioventù comunista", che aveva preannunciato la manifestazione "contro i sionisti nell'università", non aveva alcuna intenzione di lasciare spazio al dialogo. Alla fine, l'università ha dovuto chiudere la sede e l'incontro è saltato. Una sconfitta per tutti: per chi voleva discutere di pace, per chi crede nel confronto democratico, per l'università stessa come luogo di cultura e dialogo. Da Carpi, dove Fiano porta avanti il suo impegno nella Fondazione Fossoli - simbolo della memoria storica e della lotta contro ogni forma di totalitarismo - arriva la solidarietà per un episodio che rappresenta un pericoloso scivolamento verso metodi che la storia ci ha già insegnato a riconoscere e respingere. Perché quando si impedisce a qualcuno di parlare, non si vince una battaglia di idee: si perde semplicemente la civiltà.

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